mercoledì 16 aprile 2014

SWEDISH HOUSE MAFIA al cinema (14-4)

Quasi due milioni di album e oltre sei milioni di singoli venduti in tutto il mondo, circa 160 milioni di visualizzazioni del loro maggior successo “Don’t you worry child”, primo posto nelle classifiche dei singoli in ben 45 paesi, primo gruppo electro-dance a suonare al Madison Square Gardens di New York (dicembre 2011, biglietti tutti esauriti nel tempo record di nove minuti). Questo e tante altre cose ancora sono gli Swedish House Mafia, il gruppo svedese formato da tre dj e produttori - Axwell, Steve Angello e Sebastian “Seb” Ingrosso - scioltosi un anno fa dopo l’ultimo concerto all’Ultra Music Festival di Miami. Oggi, nelle sale cinematografiche di mezzo mondo (a Trieste alle Torri, a Udine a Pradamano), i fan potranno consolarsi con il docu-film “Leave the world behind”, che racconta il loro ultimo tour mondiale. Il regista Christian Larson ha creato un mix fra immagini del concerto, backstage e momenti privati dei tre protagonisti. Il film racconta il mondo, la psicologia della band, che ha scelto di sciogliersi - caso più unico che raro - nel momento di maggior successo. Gli Swedish House Mafia avevano debuttato nel 2007 con il singolo “Get dumb”, cui è seguito due anni dopo proprio quella “Leave the world behind” che ora ha dato il titolo al film. Il grande successo arriva nel 2010 con “One”, poi rilanciata dalla nuove versione con il rapper Pharrell, intitolata “One (Your name)”. Le prime classifiche di vendita scalate sono quelle olandesi e dei Paesi bassi. L’album di debutto, “Until one”, non fa che consacrare un successo che è già nei fatti. Nel 2011 la classifica pubblicata annualmente da “Dj Magazine” li vede al decimo posto fra i cento migliori dj al mondo. E l’anno dopo il singolo “Save the world” ha ricevuto una nomination per i Grammy Awards 2012 nella categoria “Best dance recording”, bissata un anno dopo con “Don’t you worry child”. L’album “Until now” esce nell’ottobre 2012. Il resto è questo film, le cui anteprime negli Stati Uniti, in Australia e in Inghilterra si sono trasformate in degli autentici “rave party”.

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