mercoledì 28 maggio 2008

BARTOLE 2


Una manciata di minuti dopo le undici di ieri mattina. Facoltà di giurisprudenza. Fuori fa caldo. Aula Venezian affollata di studenti, ex studenti, colleghi. Un applauso saluta l’ingresso di Sergio Bartole, che stempera subito il clima celebrativo - e forse nasconde l’emozione - con una di quelle battute fulminanti che un paio di generazioni di studenti di diritto costituzionale ricordano bene: «Almeno aspettate di sentire quel che dico...». Ma stavolta l’esimio professore, classe 1936, da ieri collocato ufficialmente «fuori ruolo», ha torto. L’applauso - caldo, sincero, quasi commosso - non ha bisogno di aspettare. Saluta l’uomo, il docente, la sua carriera, il contributo dato in tutti questi anni.

Il rettore Francesco Peroni ricorda di esser stato anche lui suo studente nell’80, ma a Pavia, nella parentesi vissuta da Bartole in quell’università. «E mai avrei pensato di poter avere oggi quello che considero un privilegio. In momenti come questo mi fa piacere essere rettore. Sergio è il vero professore universitario. Ci ha trasmesso una lezione semplice, autentica, essenziale. Da ricercatore appassionato e rigoroso».

Dopo il saluto del preside di facoltà Paolo Giangaspero (altro ex studente, stavolta triestino) e del segretario generale della Commissione di Venezia, Gianni Buquicchio, la parola passa finalmente al protagonista della mattinata. Per questa «ultima lezione» (titolo vagamente malaugurante, come ha simpaticamente segnalato Giangaspero...), Bartole ha scelto il tema «Diritti umani e Costituzione repubblicana».

Ma prima di cominciare i sessanta minuti della sua lectio magistralis - molte parti a braccio, divagando dalla paccata di fogli dattiloscritti ed evidenziati in giallo - il docente concede all’uditorio giusto due note autobiografiche: «Sono entrato in questa università da studente nel ’55. La prima lezione è stata di Vezio Crisafulli. Erano lezioni non facili da seguire. Crisafulli non si fermava mai e non arrivava mai a una conclusione. Non a caso. Da lui ho imparato che nel campo del diritto non esistono soluzioni definitive. Vengono affrontate situazioni che rimangono comunque aperte...».

Memore di questa lezione, che l’ha accompagnato per tutta la carriera, nel suo commiato che vero commiato non è (la collaborazione con l’ateneo triestino continuerà, nonostante la «collocazione fuori ruolo»), Bartole pone sul tavolo delle considerazioni, dei quesiti, dei problemi. Sull’identità nazionale dell’ordinamento repubblicano, sul rapporto fra Unione Europea e stati membri, fra ordinamento comunitario e ordinamento nazionale...

«Oggi i diritti umani - annota lo studioso - non sono più appannaggio del potere dei singoli stati, vengono garantiti già dalle convenzioni europee. L’identità nazionale riguarda allora l’assetto dell’organizzazione del potere, i processi decisionali interni». In un rapporto di intreccio e necessaria collaborazione fra ambito nazionale e sovranazionale. Materia per costituzionalisti. Magari nipotini di Sergio Bartole.

2 commenti:

  1. Chiedo scusa, sig. Muscatello, se commento il suo blog con argomenti diversi da quelli da lei postati.



    Si tratta, ancora, del PARADISO di Trieste, di quell'8 aprile del 1972, concerto annullato dei Genesis.



    Sto raccogliendo notizie e testimonianze, a qualunque livello, sul tour del 72 dei Genesis in Italia.

    E della data annullata di Trieste non conosco nulla. Puo' aiutarmi nella ricerca? Foto , ritagli di giornale, ecc..



    Grazie



    Elio2001@interfree.it





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  2. ...purtroppo di quel fatto ho solo il mio ricordo personale: noi ragazzi che aspettavamo il concerto, una macchina nera che arriva, i musicisti che escono dall'auto, entrano nel locale, dopo un po' ripartono...

    Come avevo già detto, girava voce che il locale fosse stato chiuso dalle forze dell'ordine (o dalla magistratura) per storie legate a una minorenne...

    Non so se esistono foto o ritagli di giornale sul fatto.

    Una persona che ti può forse aiutare è il mio amico e collega Furio Baldassi, che lavora con me al "Piccolo" di Trieste:

    f.baldassi@ilpiccolo.it

    un caro saluto

    Carlo Muscatello

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