ADDIO A HUGH HOPPER
È morto Hugh Hopper, già bassista dei Soft Machine, protagonista di primo piano del jazz progressive inglese. Aveva sessantaquattro anni. Da tempo soffriva di una forma di leucemia.
Recentemente, prima dell’apparire della malattia, aveva suonato per ben due volte nella nostra regione. Nel giugno 2006, a Udine, con i Soft Machine Legacy, raffinata formazione erede del gruppo britannico degli anni Sessanta e Settanta, con John Marshall e John Etheridge.
Nell’aprile 2008 era stato invece a Gorizia, con Daevid Allen e Chris Cutler, ovvero i Brainville 3.
Due mesi dopo, a giugno, gli era stata diagnosticata la leucemia. Hugh aveva smesso di suonare. A dicembre dell’anno scorso alcuni suoi colleghi ed estimatori organizzarono anche una serata a Londra, per raccogliere fondi che gli permettessero di affrontare le cure.
Nato il 29 aprile del 1945 nel Kent, Hugh Hopper entrò giovanissimo, nel ’63, nel Daevid Allen Trio con Robert Wyatt, per poi passare ai Wilde Flowers.
È l’anticamera dell’ingresso nei Soft Machine (dei quali era stato all’inizio il road manager), che avviene a partire dal secondo album, in sostituzione di Kevin Ayers.
Hopper mette subito in luce le sue straordinarie doti tecniche. E con i nuovi compagni d’avventura scrive pagine memorabili di jazz-rock, soprattuto con l’album "Third", che comprende la celebre "Moon in june".
Nel ’72 pubblica il suo primo album solista, nel ’73 si conclude la sua avventura con i Soft Machine. Che nel maggio ’75, senza di lui, tengono un leggendario concerto anche a Trieste, al Politeama Rossetti.
Ma la storia di Hopper va avanti. Collabora con Stomu Yamashta, con gli Isotope, con Carla Bley... E mantiene uno stretto rapporto con il sassofonista dei Soft Machine, Elton Dean, con cui suona spesso dal vivo e in sala d’incisione.
Ed è proprio con Dean, dopo vari anni segnati da lunghe pause artistiche e nuovi fermenti creativi, che Hopper nel 2002 tiene a battesimo l’esperienza, ”live” e discografica, denominata Soft Works. Con loro ci sono anche altri due musicisti che hanno incrociato nel corso delle varie formazioni l’epopea dei Soft Machine: John Marshall alla batteria e Allan Holdsworth alla chitarra.
Arriva anche un altro chitarrista della vecchia nidiata, John Etheridge, e il passo successivo s’intitola Soft Machine Legacy: rivisitazione di musiche dei tempi eroici ma anche nuove composizioni, come il pubblico regionale ebbe occasione di verificare tre anni fa a Udine. Un concerto che era arrivato pochi mesi dopo un altro lutto: nel febbraio 2006 era infatti morto Elton Dean.
L’ultimo progetto, oltre ad alcuni collaborazioni con musicisti giapponesi, era stato proprio nei Brainville 3 di cui si diceva all’inizio. Con Daevid Allen (che oltre ai Soft Machine ha legato il suo nome all’avventura chiamata Gong) e con Chris Cutler, il nostro aveva ripreso a mischiare jazz-rock, psichedelia, progressive.
Con l’urgenza mai spenta di sperimentare, di andare controcorrente, di non fermarsi mai alla soluzione più semplice. Fino alla malattia.
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