MORGAN
Cinquanta minuti di ritardo, solito look mezzo dandy e mezzo vampiresco, sigaretta in bocca, Morgan arriva sul palco del Rossetti e comincia a trafficare con il computer appoggiato sul pianoforte nero, a mezzacoda, che sta al centro della scena.
Attacca con ”Canzone per te”, omaggio a Sergio Endrigo (”nato da queste parti...”), prima a Sanremo nel ’68. E ci mette poco per farsi perdonare la lunga attesa. Del resto, non si può pretendere: era partito da Milano alle sedici, e alle ventuno - ora prevista per l’inizio - era segnalato al casello dell’autostrada...
Potenza della televisione. Che trasforma vite, carriere, destini individuali e purtroppo anche collettivi.
Prendete l’eclettico musicista milanese (vero nome Marco Castoldi, classe 1972), già leader dei Bluvertigo e cantautore dalla vena sensibile nell’album ”Canzoni dell’appartamento” (suo primo album solista, uscito nel 2003). Fino a un paio d’anni fa era noto al grande pubblico forse più per essere stato il compagno di Asia Argento, da cui ha avuto una figlia, che per la sua pur brillante carriera artistica.
Poi è arrivata l’avventura di ”X Factor”, il talent show di Raidue nel quale il nostro, per due stagioni di fila, era caposquadra e giurato. E lì, settimana dopo settimana, litigata dopo litigata con le colleghe Simona Ventura e Mara Maionchi, l’eclettico musicista di nicchia si è trasformato in personaggio popolare. Ciliegina sulla torta: la relazione con un’ex velina, prontamente paparazzata sulle copertine dei periodici specializzati nel gossip.
Una conseguenza di siffatta mutazione televisiva è anche questo tour solista, ”Morgan piano solo”, che arriva a poche settimane di distanza dalla pubblicazione dell’album ”Italian Songbook vol.1”, nel quale il nostro si dedica a un’operazione meritoria: riarrangiare e rileggere una manciata di canzoni italiane di tanti anni fa, accomunate dal fatto di essere state cantate anche da artisti stranieri e di aver avuto successo anche all’estero.
Operazione di recupero, dunque, quasi pedagogica, che pesca fra Modugno e Paoli, Endrigo e Bindi... Rischiando solo di mettere fra parentesi (quel ”vol.1” promette o minaccia un seguito...) le doti compositive oltre che interpretative del nostro. Perchè quel suo ”Canzoni dell’appartamento”, ben più dei successivi ”Non al denaro, non all’amore, né al cielo” (rilettura del capolavoro di De Andrè) e ”Da A a A”, era in fondo un gran bel disco.
E infatti il primo applauso degno di questo nome a Trieste arriva per ”Altrove”, quella del verso ”ho deciso di perdermi nel mondo, anche se sprofondo...”, che stava in quel disco e che è forse la sua cosa migliore. Per l’occasione la intreccia con ”Nel blu dipinto di blu”, con effetto straniante.
”Ciao Trieste, gloriosa città di Umberto Saba...”. È una delle poche frasi di senso compiuto che pronuncia (il resto è cazzeggio...), in un concerto minimalista e intimista, quasi sperimentale, per voce, piano solo e basi. Alterna cose sue, dagli album citati, citazioni e cover di altri artisti. ”Prospettiva Nevski”, di Franco Battiato, è una delle riletture più originali e riuscite. Assieme a ”Vedrai vedrai”, che Luigi Tenco - ricorda Morgan - scrisse dedicandola alla madre, e non a una compagna di vita. In una selezione che spazia fra ”Balocchi e profumi” e ”Tutti frutti”, fra la sua ”L’assenzio” e digressioni di sperimentazione pianistica allo stato puro.
Il pubblico apprezza. Morgan, genio e sregolatezza, si conferma ottimo pianista e buon autore e interprete. Ma ha dovuto attendere la fama televisiva per riempire i teatri. A Trieste, Rossetti pieno (appunto...) e pubblico soddisfatto. Nonostante il ritardo.
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