DEMETRIO STRATOS, TRENT'ANNI FA
Il 13 giugno di trent’anni fa moriva Demetrio Stratos, egiziano di nascita e milanese d’adozione, cantante e leader negli anni Sessanta dei Ribelli e nei Settanta degli Area, il più lucido e intrigante sperimentatore dell’umana vocalità. Quando morì a New York, dove si era recato nell’ultima speranza di guarigione dalla leucemia, Stratos aveva appena trentaquattro anni. Ma aveva già scritto a caratteri indelebili il proprio nome nella storia della musica italiana.
Nato nel ’45 ad Alessandria d’Egitto da genitori greci, Stratos giunge giovanissimo nella Milano degli anni Sessanta, dove con i Ribelli fa parte del Clan di Celentano. Fra tante cover di successi stranieri, «Pugni chiusi» è il maggior successo di una stagione breve, cui lui stesso pone fine dichiarandosi «stanco di vivere come uno zombie, scimmiottando Tom Jones».
Ma nell’Italia dei primi anni Settanta la musica è parte integrante della voglia di cambiamento che anima le giovani generazioni. In quell’Italia, in quella Milano nascono gli Area, punta di diamante di una ricerca musicale che rifugge gli schemi precostituiti mischiando rock, jazz, avanguardia, improvvisazione, musica etnica. Con un approccio alla vita e all’arte fortemente politicizzato, come dimostrano nel ’73 l’album d’esordio «Arbeit macht frei» (il lavoro rende liberi, scritta che campeggiava all’ingresso dei lager nazisti) e poi lavori sempre originali come «Caution Radiaton Area», «Crac!», «Are(a)zione» e «Maledetti», che è del ’77.
Gli Area vanno verso la musica totale, Demetrio intraprende la difficile strada del ricercatore solitario, che lo porta a esplorare i territori dell’avanguardia pura. Album solisti come «Metrodora», «Cantare la voce» e «Le milleuna» documentano un lavoro di sperimentazione vocale che sfiora i limiti dell’umano (la sua voce varca la soglia «impossibile» dei settemila hertz...).
Studiando e perfezionando una tecnica vocale originaria dei pastori mongoli, riesce a emettere le cosiddette diplofonie e triplofonie, cioè due o tre suoni vocali simultanei. Dopo la pubblicazione di «Anto/Logicamente», arriva «1978: Gli dei se ne vanno gli arrabbiati restano», ultimo, splendido capitolo della grande avventura degli Area con Stratos.
Che da parte sua, nel frattempo, sta lottando la battaglia più difficile: contro una rarissima forma di leucemia al midollo spinale che in pochi mesi ne spegne la forte fibra. In quella primavera del ’79, Demetrio era ancora convinto di potercela fare. Pochi giorni prima di partire per New York, parlava con gli amici di progetti, collaborazioni, scommesse giocate in un territorio sospeso fra musica e poesia. Ma anche a livello scientifico, considerata la collaborazione che aveva fatto in tempo ad avviare con l’Istituto di glottologia dell’Università di Padova.
Invece niente. Da quel viaggio Demetrio non fece ritorno. E all’indomani della sua scomparsa il mondo della musica italiana si ritrovò all’Arena Civica di Milano, davanti a sessantamila persone, in una serata organizzata per raccogliere i fondi necessari a pagare le costose cure ospedaliere, che si tramutò invece in un commosso ricordo.
Ricordarlo oggi, trent’anni dopo, significa rendere omaggio al personaggio forse più originale e intelligente della musica italiana degli anni Settanta, ma anche riconoscere l’importanza della sua lezione artistica per la scena musicale contemporanea. Il gusto per la contaminazione fra generi è sempre stato presente nel suo lavoro, sia con gli Area che come solista.
«La mia scommessa consiste nel mettere in comunicazione mondi che solo in apparenza sono lontani», ci aveva detto dopo un concerto con gli Area, nel ’77, a una Festa dell’Unità a Trieste. Dove aveva suonato altre volte. Anche il 12 giugno ’74, giusto venticinque anni fa, sempre con gli Area, nel parco del manicomio di San Giovanni. Nel pieno della rivoluzione basagliana che di lì a poco avrebbe portato alla sua chiusura.
La vicenda umana e artistica di Stratos viene oggi ricordata con varie iniziative. Segnaliamo ”Demetrio Stratos - Alla ricerca della voce-musica”, di Janete El Haouli (pagg.160, euro 23,50): libro ma anche cd di settanta minuti, che proponendo dieci brani tratti da otto album diversi ne documenta l’intero percorso artistico. Un percorso che rimane quanto mai vivo e vitale.
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