ADRIAN GRANT / THRILLER LIVE
Conto alla rovescia per la prima nazionale di ”Thriller Live”, martedì sera al Politeama Rossetti. Lo show musicale (come sottolineano gli organizzatori, si tratta di un ”music show”, non di un musical...), nato per celebrare la carriera di Michael Jackson, con la morte dell’artista a giugno è diventato lo spettacolo di punta della stagione teatral-musicale.
«L’idea di realizzare lo spettacolo - dice Adrian Grant, ideatore e co-produttore dello show, ma anche amico e socio della popstar, nonchè autore di ”Michael Jackson, The Visual Documentary” - mi è venuta nel 2002, quando decisi di trasformare la Michael Jackson Celebration che già organizzavo in uno show da rappresentare a teatro».
La prima Celebration è del ’91.
«Sì, era un tributo al Re del pop e andò avanti per dieci anni. Nel 2001 lui stesso partecipò allo show a Londra e vide oltre cento performer rendergli omaggio. Alla fine della serata salì sul palco e disse ai tremila fan in attesa che riteneva la Celebration ”splendida e incredibile”».
Era contrario a uno show sulla sua vita?
«Assolutamente no. Lui e il suo staff erano al corrente e informati dello show. Nel 2007 Michael in persona mi augurò buona fortuna per la produzione. Era collaborativo, come già lo era stato per la Celebration, dove mandava spesso una sua troupe per filmare lo show e gli spettatori».
Però non ha fatto in tempo a vedere lo show.
«Ed è davvero un peccato. Noi abbiamo debuttato il 2 gennaio 2009, al Lyric Theatre, nel West End londinese. Ma Kenny Ortega (regista del film ”This it” - ndr) mi ha detto che Michael aveva programmato di venirlo a vedere a luglio, quand’era in programma il suo ritorno sulle scene a Londra. Poi, è successa la disgrazia».
Che ha commosso il mondo. Se lo aspettava?
«Sicuramente lui meritava questa grande partecipazione popolare. Ma penso che sia una vergogna aver dovuto attenderne la scomparsa perchè gli venissero riconosciuti gli onori e il rispetto che meritava da vivo. Comunque nelle settimane successive al lutto c’è stata una tale copertura da parte dei media che tutti hanno potuto vedere che splendida e genuina persona lui fosse».
Cosa pensa del grande business che è partito dopo la sua morte?
«Si sta facendo di tutto per proteggere la sua immagine, ma anche per massimizzare i profitti per la sua famiglia, per i suoi figli e per le opere di carità che l’artista portava avanti. È normale. E credo sia quello che lui avrebbe voluto».
Come sono stati scelti i protagonisti dello show?
«Il casting è stata la parte più difficile, perchè Jackson era un talento unico. Sin dal primo giorno sapevo che non lo avrei impersonato con un solo artista sul palco, volendo mostrare le varie facce del suo talento. Ho scelto allora cinque protagonisti: un bambino per gli anni dei Jackson 5, un cantante soul, uno pop, uno rock e una cantante donna che ha sorpreso molti».
E poi c’era il Jackson ballerino.
«Certo, abbiamo scelto un protagonista ballerino per canzoni come ”Smooth criminal”, ”Thriller” e ”Billie Jean”. E dieci ballerini, uomini e donne, che danno vita sul palco alle fantastiche coreografie del regista Gary Lloyd. Per loro è un sogno diventato realtà far parte di uno show ispirato a un’icona con cui sono cresciuti».
Pensa che gli spettacoli di luglio lo avrebbero rilanciato?
«Sì, lo avrebbero confermato come il più grande showman del mondo. Lui era un perfezionista e lavorava per migliorare sempre. Aveva ancora molto da dare, sulla scena e fuori».
Ci sarà un altro Michael Jackson?
Non credo. L’industria musicale è molto cambiata in questi anni. Lui è cresciuto nell’era della Motown, imparando da gente come Stevie Wonder, Smokey Robinson, James Brown. E ha sempre lavorato duro per migliorare».
Perchè era il Re del pop?
«Perchè potevi trovare uno che cantasse meglio, uno che ballasse meglio e uno che scrivesse meglio di lui. Ma quel che ne ha fatto ”il re” era la splendida maniera in cui lui faceva tutte queste cose assieme, con un suo stile unico. Come cantante aveva un’estensione di quattro ottave, come ballerino era secondo solo a Fred Astaire, come autore ha scritto brani che sono autentici classici del pop. Nello show ho voluto raccontare la sua grandezza. E per questo - conclude Grant, che martedì sarà al Rossetti - non credo ci sarà mai un altro Michael Jackson».
"Thriller Live” rimarrà al Rossetti fino a domenica prossima. Poi sarà a Roma, Bologna e Milano. Intanto la ”Jackson mania” prosegue anche al cinema. Il film ”This is it”, sulle prove per i concerti previsti e mai andati in scena a luglio a Londra, ha incassato venti milioni di dollari solo nel primo giorno di programmazione. File nei cinema dove viene proiettato. Anche a Trieste, al Cinecity delle Torri e al Nazionale.
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