mercoledì 16 marzo 2011

QUEEN / FREDDIE MERCURY


Torna domani al Rossetti il musical “We will rock you” mentre il calendario propone due anniversari tondi: quarant’anni dalla nascita dei Queen, venti dalla morte del loro leader Freddie Mercury, scomparso il 24 novembre 1991. Un gruppo e un artista che hanno segnato la storia del rock.

Siamo infatti nel ’71, quando Farrokh Bulsara incontra il chitarrista Brian May e il batterista Roger Taylor, reduci da un gruppo chiamato Smile. Il talentuoso cantante e pianista nato a Zanzibar esce invece dai Wreckage. Assieme, i tre identificano in John Deacon il bassista giusto.

Nascono allora i Queen, nome scelto da colui che nel frattempo è diventato Freddie Mercury. Per il primo album, “Queen I” bisogna aspettare il ’73, passa un anno e arriva “Queen II”. Nei tour, anche negli States, il pubblico comincia ad apprezzare lo stile immaginifico del gruppo, che contamina il pop con l’opera (passione di Mercury), il rock pesante con gli atteggiamenti glam, le melodie raffinate con i testi che attingono anche al genere fantasy.

“Sheer heart attack”, del ’74, comprende alcuni brani (“Brighton rock”, “Killer queen”, “Now I'm here”...) che lanciano il gruppo. Nel ’75 esce il singolo “Bohemian rhapsody”, forse il pezzo più noto della loro carriera, che preannuncia l’album “A night at the opera”, con in copertina il simbolo disegnato dallo stesso Mercury, composto dai segni zodiacali dei quattro.

“A day at the races” è del ’76, e comprende successi come “Somebody to love” e “Good old fashioned lover boy”. Ma un altro botto arriva nel ’77, con l’album “News of the world”, che schiera pezzi da novanta come “We are the champions” e quella “We will rock you” che dà il titolo al musical ora in tour in Italia.

E’ il periodo d’oro del gruppo. Si pensi che nei primi dieci anni di attività, dunque fino all’80, i Queen vendono la bellezza di 45 milioni di album e 25 milioni di singoli, all’interno di un totale attualmente stimato in 300 milioni di dischi. Numeri ai quali bisogna aggiungere quelli dei tour, con stadi riempiti per anni in mezzo mondo.

Arriva il tempo dei progetti solisti: prima Roger Taylor, poi gli altri. E anche della stagione influenzata dalla disco che delude molti fan. Ma dentro “Hot space”, uscito nell’82, c’è anche quella “Under pressure”, firmata con David Bowie, che entra fra le hit del gruppo.

Altri titoli di quegli anni sono “The works” dell’84 e “A kind of magic” dell’86, mentre ”Mr. bad guy” è il primo lavoro solista di Freddie, che nell’87 sforna il suo singolo di maggior successo, “The great pretender”, cui segue l’anno dopo l’album “Barcelona”, assieme alla cantante lirica Montserrat Caballè.

Ma l’artista è malato di Aids, le sue condizioni peggiorano rapidamente. Con i Queen realizza l’ultimo album, “Innuendo”, uscito nel ’91, dal quale traspare la situazione drammatica ormai vicina all’epilogo. Ed è un uomo ormai ridotto al lumicino quello che registra il suo ultimo video per la canzone “These are the days of our lives”: una sorta di commosso addio al suo pubblico.

Il 24 novembre, il giorno dopo l’annuncio ufficiale della malattia fino a quel momento mai ammessa, Freddie Mercury muore nella sua casa di Londra, circondato dall’affetto degli amici più stretti ma anche dall’amore incondizionato di milioni di fan.

Pochi giorni dopo, come da ultima volontà dell’artista, esce il singolo “Bohemian rhapsody” e “These are the days of our lives”: rimane a lungo in vetta alle classifiche di vendita, raccogliendo un milione di sterline per la ricerca sull’Aids.

La morte di Mercury suscita grande commozione in tutto il mondo, ma soprattutto in Inghilterra, dove in quel mese di dicembre ’91 i Queen hanno in classifica dieci album fra i primi cento.

Pochi mesi dopo, nell’estate ’92, allo stadio londinese di Wembley, il Freddie Mercury Tribute Concert vede la partecipazione sincera e commossa di artisti come Elton John, Liza Minnelli, George Michael, Annie Lennox, David Bowie, Metallica, Guns N’Roses, Robert Plant...

In questi dieci anni sono stati tanti gli album postumi di Mercury, tutti premiati dal pubblico. I Queen sono sopravvissuti nell’impossibile ricerca di un sostituto all’altezza di Freddie Mercury, impresa impossibile. Per questo, in un anno di anniversari, oggi è più onesto rivivere la magica epopea del gruppo, oltre che risentendo i dischi orginali (esce in questi giorni per la Universal l’opera omnia rimasterizzata), anche andando a teatro a vedere e rivedere questo “We will rock you”. In scena nei teatri di mezzo mondo dal 2002.

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