domenica 17 giugno 2012

RADIOHEAD crolla palco a toronto, un morto

Un morto e tre feriti al concerto a Toronto dei Radiohead, la band inglese che il 4 luglio farà tappa a Villa Manin (debutto italiano a Roma il 30 giugno, poi anche Firenze e Bologna). E il pensiero non può non tornare alla tragedia nella quale il 12 dicembre, al PalaTrieste, perse la vita il giovane Francesco Pinna, che stava lavorando all’allestimento del palco su cui si sarebbe dovuto esibire Jovanotti.
A Toronto, il concerto - da giorni tutto esaurito - era in programma sabato sera al Downsview Park. Ovviamente è stato cancellato. L’annuncio è stato dato dagli organizzatori via Twitter. Le cause del crollo non sono ancora note. Quel che si sa è che l’incidente è avvenuto un’ora prima dell’apertura dei cancelli, dinanzi ai quali molti giovani attendevano già di poter entrare. La vittima aveva poco più di trent’anni ed è rimasto schiacciato sotto le macerie.
Il problema della sicurezza ai concerti, soprattutto nella fase di montaggio e smontaggio di strutture spesso inutilmente faraoniche, rimane dunque di stretta attualità. In Italia e all’estero. Si diceva del precedente triestino di sei mesi fa. Purtroppo la lista è lunga. Tre mesi fa, a marzo, nuovo e analogo lutto a Reggio Calabria in occasione di un concerto di Laura Pausini.
Nell’agosto 2011, a Indianapolis, cinque morti e numerosi feriti per il crollo - in diretta tv, a causa delle forti raffiche di vento - di un palco per un concerto country. Nel luglio 2009 due vittime a Marsiglia per la caduta di una gru e il conseguente crollo del palco di un concerto di Madonna.
Nel luglio 2007, nella giornata in cui dovevano suonare i Pearl Jam, tromba d’aria al parco San Giuliano di Mestre dov’era in corso l’Heineken Jammin Festival: “soltanto” feriti e danni. Bis tre anni dopo, sempre all’Heineken, un’ora prima del previsto arrivo sul palco dei Green Day.
Ben nove i morti nel luglio 2000 al festival rock di Roskilde, in Danimarca, sotto il palco ancora dei Pearl Jam. E purtroppo la lista non è finita.
La causa rimane la stessa. Palchi sempre più grandi, strutture affette da gigantismo, faraonici impianti di amplificazione e luci. E di conseguenza lavori di montaggio/smontaggio sempre più complessi, che impongono ritmi di lavoro pesanti.
L’industria della musica dal vivo dà così il suo macabro contributo ai 1100 morti all’anno solo in Italia (dato del 2011, media di tre lutti al giorno) ed è diventata un settore a rischio per quel che concerne la sicurezza. I controlli non sempre sono adeguati sulle strutture, gli standard di sicurezza a volte non rispettati, i turni di lavoro giorno e notte. E ogni tanto ci scappa il morto.

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