mercoledì 5 dicembre 2012

ADDIO AL JAZZISTA DAVE BRUBECK

Avesse scritto solo “Take five” (era il ’59, l’album s’intitolava “Time out”), con il celebre tema in cinque/quarti, sarebbe già iscritto di diritto nella storia del jazz. Ma Dave Brubeck, scomparso alla vigilia del 92.o compleanno, è stato una leggenda del genere afroamericano anche per tanti altri motivi. Genio musicale e innovatore, applicò al jazz forme mutuate dalla classica. Con il suo pianoforte ebbe un ruolo anche nella lotta contro la segregazione razziale. Negli anni Cinquanta fu il primo a suonare jazz nero negli Stati Uniti del Sud, che non brillavano per rispetto dei diritti umani e civili. Nato il 6 dicembre del 1920 a Concord, New Hampshire, comincia da ragazzo con la classica ma poi s’innamora dei suoni e delle atmosfere che scova nei jazzclub. E soprattutto dell’improvvisazione. Nel ’42, finita l’università, si ritrova soldato in Europa, agli ordini del celebre generale Patton. Evita il fronte grazie alla musica, suona per i suoi commilitoni. Tornato negli States, lo aspetta il professionismo. Suona in ottetto e in trio, collabora con Paul Desmond, si ritrova a San Francisco con i Geary Cellar, fonda il suo quartetto. Gli anni Cinquanta sono quelli della consacrazione, nasce la leggenda del pianista classico “prestato” al jazz. Con Chet Baker e Gerry Mulligan anima la scuola del cool jazz della West Coast. Fonda l’etichetta Fantasy Records. Suona nei campus universitari. Incide dischi di successo. “Time” gli dedica la copertina... Nonostante l’età avanzata, Brubeck ha suonato fino agli ultimi mesi continuando ad andare in tournèe in giro per il mondo in quartetto. Il suo cuore si è fermato ieri all’ospedale di Norwalk, Connecticut, dove si stava recando per un controllo dal cardiologo. Oggi era atteso da una festa di compleanno nella città di Wilton, nel suo New Hampshire.

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