martedì 11 dicembre 2012

SANREMO rischia di slittare a causa delle ELEZIONI

Verrebbe da domandarsi se siamo su “Scherzi a parte”. E invece è tutto vero, siamo solo nell’Italia del 2012. Dove la crisi di governo e le possibili elezioni politiche a febbraio potrebbero - udite udite... - far slittare l’edizione 2013 del Festival di Sanremo, prevista fra il 12 e il 16 febbraio. Un osservatore disattento commenterebbe “alla Di Pietro”: ma che ci azzecca Sanremo con la politica? Errore da matita rossa. Perchè le vicende del Festivalone, dal ’51 dell’esordio fino ai giorni nostri, dunque lungo la bellezza di 62 edizioni, sono infatti state sempre intrecciate con le cose politiche tricolori. E non solo per gli equilibri interni alla Rai. Ma torniamo al punto. Dopo l’accelerazione dell’ultimo fine settimana, pare che le elezioni potrebbero verosimilmente svolgersi il 17 e 18 febbraio, oppure il 24 e 25. In un caso ma anche nell’altro troppo a ridosso della rassegna canora che da anni ha smesso di essere solo il “festival della canzone italiana”, virando sempre più verso i territori dello spettacolo televisivo. Che non può fare a meno dei comici, della satira, delle battute “politicamente scorrette” per attirare quelle audience ragguardevoli che all’ammiraglia del servizio pubblico servono quanto e più del pane. E qui entriamo nel secondo corno (absit iniuria verbis) della vicenda. Che ha nomi e cognomi: Fabio Fazio e soprattutto Luciana Littizzetto. Il primo, richiamato nella città dei fiori per l’edizione 2013 dopo le (trionfali) edizioni del ’99 e del 2000, è considerato dai pasdaran del centrodestra troppo di parte per garantire la necessaria par condicio in tempi di campagna elettorale. Non parliamo poi di Lucianina Littizzetto, che da anni affianca il conduttore ligure a “Che tempo che fa”, e sarà la sua dolce spalla anche sul palco dell’Ariston. Per restare all’eufemismo, è una che non le manda a dire. Basta ricordare il siparietto dell’altra sera, quando fresca fresca della notizia del ritorno di Berlusconi con conseguenti dimissioni di Monti se n’è uscita con questa battuta: «Mi viene già la colite, è tornato Berlu. Io non dico di avere pudore, che è un sentimento antico. Ma almeno una pragmatica sensazione di avere rotto il c...». Ovazione in sala e prevedibili reazioni di sdegno degli scudieri del Cavaliere. Tipo Fabrizio Cicchitto, attuale capogruppo Pdl alla Camera, già socialista: «L’ipocrisia regna sovrana nel sistema delle comunicazioni. Fra poco scatta la par condicio. Ma proprio alla vigilia delle elezioni, il Festival di Sanremo previsto per il 12-16 febbraio sarà guidato da due personalità come Fazio e la Littizzetto che non sanno dove stia di casa l’imparzialità». Ancora l’ex tessera P2 numero 2232: «Entrambi già si stanno esibendo con toni marcatamente di parte e domenica la Littizzetto ci ha fatto capire quel che ci aspetta. Tutto ciò pone la presidente Tarantola e il dg Gubitosi davanti a enormi responsabilità». Sarà. Intanto ai piani alti di Viale Mazzini si valuta seriamente, e con sprezzo del ridicolo, lo slittamento del Festival a marzo per poter assolvere gli “obblighi informativi di legge legati alla par condicio”. Sul versante musicale, da sempre il meno importante, la lista dei cosiddetti big in gara sarà comunicata venerdì. Sicuri per ora solo i giovani: Andrea Nardinocchi, Antonio Maggio, i Blastema, Il Cile, Ilaria Porceddu e Paolo Simoni, più Irene Ghiotto e Renzo Rubino, selezionati da Area Sanremo. Ma interessa a qualcuno? L’importante è cloroformizzare la Littizzetto.

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