giovedì 31 gennaio 2013

subito chiuso nuovo programma FACCHINETTI

Qualche anno fa, reduce dal successo dei primi “X Factor” griffati Raidue, sembrava fosse diventato seduta stante l’uomo-Rai del futuro. L’erede di Pippo Baudo. Il conduttore di almeno due o tre dei Festival di Sanremo a venire. Dalle stelle alle stalle. A Francesco Facchinetti, uno dei tanti figli dei Pooh, già tristemente noto come Dj Francesco, il servizio pubblico non ha dato nemmeno il tempo di riaffacciarsi sugli schermi di quei televisori che, a sentire la pubblicità Rai di queste settimane, “uno può farci quel che vuole”, ma il canone deve comunque pagarlo, visto che è “una tassa sul possesso” dell’amato-odiato elettrodomestico. Il figlio di Roby, nonchè ex fidanzato di Alessia Marcuzzi (che paparazzate, ai tempi della loro “love story” vissuta tutta sul filo del gossip...), aveva appena debuttato l’altra sera con il suo nuovo programma, dal titolo autolesionista “Rai Boh”, che l’azienda gliel’ha chiuso. L’impietoso Auditel si è fermato a quota 343mila spetttatori, per uno share di 3,29%: pare sia un’autentica miseria, anche in seconda serata. Per Facchinetti, ex ciellino, secondo stop consecutivo: un anno e mezzo fa gli avevano chiuso per analoghi motivi anche “Star Academy”. Ma ecco il comunicato: «Il direttore di Raidue Angelo Teodoli, pur riconoscendo lo sforzo ideativo e autorale della trasmissione “Rai Boh”, ha deciso di interromperne la messa in onda. Teodoli ringrazia Francesco Facchinetti per avere deciso di mettersi in gioco, gli autori e le maestranze che hanno lavorato al programma, nato - a suo tempo - anche per rispondere a una richiesta di sperimentazione». Sperimentazione? Ma i cervelloni di Viale Mazzini ci sono o ci fanno? Sperimentare richiede tempo, oltre che idee e coraggio. Se in televisione vuoi fare degli esperimenti anche al di fuori dei nuovi canali fioriti con quella catastrofe per l’utente che è stato il digitale, non devi poi arrenderti alla cruda legge dei numeri. Devi osare, combattere, resistere. Questo pensa la gente normale, quella ispirata dal comune buon senso. Territori che i grandi dirigenti, si sa, bazzicano raramente. Meglio buttare nei servizi igienici i soldi versati dall’abbonato, interrompendo un programma ma ovviamente (e giustamente) pagando fino all’ultimo euro il lavoro di Facchinetti e della sua numerosa banda. Ma tant’è, è andata così. Abbiamo fatto in tempo a seguire la “confessione” di Enrico Mentana («Una cosa che potevo evitare c’è: una decina di anni fa ci fu la corsa all’oasi che sembrava una cura alternativa contro i tumori, quella del professor Di Bella. Con Costanzo feci una trasmissione che ebbe un grandissimo successo di pubblico...»). Altra riflessione del giornalista: «Non mi piacciono quei programmi vacui fatti solo per fare audience, in cui il conduttore finge di preoccuparsi di casi umani di cui è palese non gli frega nulla, servono solo per riempire i palinsesti». Già, fare audience. Il verbo dinanzi al quale tutti in tivù s’inchinano. E fosse esistito il quale tanti anni fa, buona parte della storia della Rai non sarebbe stata scritta. Facchinetti ieri su Twitter: «Oggi, dopo 32 anni, non so più cosa fare. Passerà? Boh. Grazie a tutti quelli che mi vogliono bene e anche a chi non me ne vuole». Eh dai, non piangere...

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