lunedì 12 agosto 2013

domani GIULIANO PALMA al festival di majano, udine

Prima i Casino Royale, poi il progetto “con” i Blue Beaters, ora la carriera solista. Per Giuliano Palma, milanese, classe ’65, sembra insomma finito il tempo dei giochi. Sembra che sia arrivato finalmente il momento di fare sul serio. A settembre, poi, esce il suo nuovo album, intitolato “Old boy”. Spiegando il quale, “The King” - questo il suo soprannome nell’ambiente musicale meneghino - ti spiega che in realtà per lui il tempo dei giochi non è finito e forse non finirà mai. Che lui è ancora e sempre, un vecchio ragazzo, un “old boy”, appunto... «Per il titolo dell’album - spiega Giuliano Palma, la cui tournèe estiva fa tappa domani alle 21 al Festival di Majano, ingresso gratuito, apre la serata la cantante friulana Selene - mi sono ispirato a un film coreano di qualche anno fa. Ma in realtà il motivo del titolo è che io mi considero proprio un “old boy”». Fra due anni ne compie cinquanta... «Lo so, ma che vuole: resto convinto che ognuno di noi deve coltivare il ragazzo che ha dentro. L’attitudine al gioco, per esempio, per me è importante. Una volta di giocava a carte, ora ci sono i giochi elettronici. Ecco, con i Blue Beaters ci facevamo delle grandi partite alla playstation. E anche nel brano “Pes”, con i Club Dogo, tutto è nato quasi per scherzo, giocando a calcio sul computer». Dicono che gli italiani non amano collaborare. Ma la lista delle sue collaborazioni è lunga. Lei è un’eccezione? «Non lo so. So soltanto che io amo molto la musica, amo ascoltare i dischi dei miei colleghi, lo facevo da ragazzo, quando pensare di fare questo mestiere era per me un sogno, lo faccio ancora adesso, con la stessa passione. Tutte le volte che si presenta dunque la possibilità di collaborare con qualcuno, dal vivo o in sala di incisione, per me è un festa». Gelosie? Invidie? «Da parte mia assolutamente no, spero nemmeno da parte degli altri. L’importante è che una collaborazione nasca da una qualche affinità artistica, da un gusto musicale da condividere, da una curiosità da esplorare assieme. La musica, l’ispirazione deve fare da collante. Se esistono questi presupposti, e se mi propongono qualcosa da fare assieme, la mia adesione è assicurata». Con i Casino Royale come cominciò? «Era l’87, e noi eravamo un gruppo di amici con influenze e gusti musicali molto diversi. Per il nome ci ispirammo alla saga di James Bond creata dallo scrittore Ian Fleming. “Casino Royale” era infatti il primo libro in cui compariva 007. Non sono stati solamente una band, ma una vera e propria famiglia, amici fraterni con cui abbiamo iniziato a suonare per gioco». Ritorna il gioco... «Evidentemente sì. Comunque nessuno di noi, quando abbiamo cominciato, avrebbe pensato a una carriera da musicisti professionisti: facevamo le cover dei gruppi che ci piacevano. E con il tempo abbiamo trasformato questa passione in un lavoro, in una professione. Ricordando quei tempi, devo dire che quell’esperienza mi è servita moltissimo, mi è rimasta dentro, ha influito sul mio stile e sul mio modo di vedere la musica». E i BlueBeaters? «Quella è stata come una piccola bomba che mi è scoppiata in mano. All’inizio era un progetto nato in sala prove per suonare con i miei amici di Torino: fare un tributo alla musica ska giamaicana degli anni Sessanta. Con il tempo si è rivelato un’avventura importante e divertente». Le cover? «Fu Gino Paoli a chiederci per primo di arrangiare due canzoni seu, “Che cosa c’è” e “Domani”, con suoni e in una maniera un po’ diversa dagli originali. Da lì è nato tutto, diciamo che ci abbiamo preso gusto. Aggiunga la mia vecchia passione per la musica degli anni Sessanta, quella che sentivo in casa quand’ero bambino, e il gioco - ancora il gioco... - è fatto». Alcuni ragazzi hanno scoperto delle vecchie canzoni attraverso le vostre cover. «È vero. Penso a “Tutta mia la città”, della quale fra l’altro noi abbiamo fatto la cover della cover, visto che quella dell’Equipe 84, nel 1969, era già la versione italiana di “Blackberry way”, degli inglesi Move, testo italiano di Mogol. Comunque è vero, molti ragazzi credevano che fosse una canzone nostra, e invece aveva più di quarant’anni». Domani sera? «Con la mia Giuliano Palma Orchestra faremo un percorso a ritroso: le cose recenti, le cover, gli anni con i Blue Beaters, con i Casino Royale. Dal nuovo album, tutto brani nuovi tranne una cover di Bacharach, facciamo solo “Come ieri”, il singolo con Marracash che ha anticipato il disco...».

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