venerdì 9 ottobre 2015

ADDIO A SERGIO CONTI, batterista triestino, suonò con Mina, Luttazzi, Morricone...

Aveva suonato con Mina, Ennio Morricone, Lelio Luttazzi. Ma anche con musicisti e direttori d’orchestra come Armando Trovajoli, Bruno Canfora, Gianni Ferrio. Il batterista Sergio Conti è morto a Roma, a 84 anni. Era nato a Trieste, dove tornava sempre volentieri, anche se viveva nella capitale ormai da più di mezzo secolo. Faceva parte di quella generazione dei giovani triestini del dopoguerra come Lelio Luttazzi, Teddy Reno, Franco Vallisneri, Gianni Safred, Franco Russo, Gino Cancelli, Danilo Ferrara e tanti altri, che erano cresciuti a contatto con i musicisti americani residenti o di passaggio a Trieste. A cavallo fra la fine degli anni Quaranta e l’alba dei Cinquanta in città si era infatti creata una particolare atmosfera, un fertile mix che, tra club, locali e produzioni radiofoniche, offriva moltissime occasioni innanzitutto di formazione musicale, ma poi anche di lavoro ed esperienze professionali di alto livello. Trasferitosi a Roma alla fine degli anni Cinquanta, la sua solida preparazione musicale unita a una naturale musicalità gli permette di trovare lavoro subito e senza difficoltà. Stavano per arrivare gli anni del boom, l’Italia viveva un periodo di rinascita e c’erano occasioni per tutti quelli che erano in grado di coglierle. Il giovane Sergio comincia allora a suonare con l’allora grande orchestra della Rai diretta da direttori come Trovajoli, Canfora, Ferrio, Luttazzi. Partecipa così a quella stagione della televisione, ma più in generale della musica e dello spettacolo in Italia, caratterizzata da una qualità e uno stile tuttora ineguagliati. Non si possono dimenticare programmi come Studio 1, Teatro 10, la grande tv in bianco e nero che ancora fa capolino nelle riproposizione delle Teche Rai. In quelle produzioni, dietro alla batteria, in un impeccabile smoking, c’è sempre Sergio Conti. A fianco di Mina, Luttazzi, Celentano e tanti altri personaggi che hanno scritto la storia della televisione, oltre che della musica, nel nostro Paese. «Era un grande amante del jazz e in generale della musica americana - ricorda il batterista triestino e direttore della Casa della musica Gabriele Centis -, prediligeva il suono delle big band e adorava la pulsazione dello swing, in cui era maestro: una passione che condivideva con Lelio Luttazzi. Lo considero un maestro, con il suo “suono americano” e uno “spazzolato” fenomenale. Ci mancherà...».

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