domenica 15 giugno 2008

CAMMARIERE 2


TRIESTE Gli elementi della natura tanto amati da Sergio Cammariere («il mio destino passa dal mare...») si sono messi ieri di traverso, per l’atteso debutto triestino del cantautore e musicista calabrese. Altro che metà giugno. Giornata e serata autunnale, con conseguente trasferimento dell’apertura del Festival Teatri a Teatro dalla sede originariamente prevista, il fascinoso Teatro Romano dove ogni pietra odora di storia, alla meno nobile ma più confortevole (e soprattutto al coperto) sede del vecchio Teatro Cristallo, da poco intitolato al ricordo del compianto Orazio Bobbio.

Ma il garbato Cammariere ci mette pochi minuti, per ricreare l’atmosfera giusta. Il tempo di sedersi al pianoforte, sussurrare due versi omerici davanti al microfono, buttar lì due accordi. <CF>Ed ecco che suggestioni, suoni e colori del suo mondo musicale diventano realtà. Una realtà fatta di bellezza, memoria, sobrietà. Una realtà in grado di scacciare, nella magia di una sola serata, tutto quel che non amiamo dei nostri malandati tempi moderni: dalla fretta al frastuono, dalla maleducazione alla superficialità, dalla cialtroneria al gusto per l’orrido.

Il pianista-crooner parte con «Spiagge lontane», dall’album «Sul sentiero», uscito nel 2004: il primo dopo il successo sanremese che l’anno prima ha concluso, a quarantatre anni, una gavetta che a quel punto sembrava non dovesse finir mai. Anche perchè in quei casi il pensiero va sempre a quel detto che ammonisce: quando una gavetta è troppo lunga, rischia di diventare un onorevole fallimento.

Per fortuna non è stato il caso del nostro, che ora si gode, tutto in una volta, un meritato successo di critica e di pubblico. Sorride quasi compiaciuto degli applausi che gli piovono addosso. Allarga le braccia, solleva gli occhi al cielo. Forse non gli sembra ancora vero, dopo tanti anni di attesa. Prosegue con «Sorella mia» e «Le porte del sogno», dall’album «Dalla pace del mare lontano», poi il caldo della sala lo convince ad abbandonare la giacca e restare in panciotto.

Ma la sezione ritmica (Amedeo Ariano alla batteria, Bruno Marcozzi alle percussioni, Luca Bulgarelli al contrabbasso) che lo ha accompagnato finora non basta più. Introduce il primo dei due solisti che si alterneranno, e a tratti suoneranno assieme, nel corso della serata: il violinista albanese Olen Cesari. Duettano assieme nel brano «Sul sentiero». E poi più avanti, persino in un giochino col pubblico (della serie: voi lanciate due note, noi continuiamo...), che da uno come Cammariere magari non ti aspetteresti.

Per far entrare l’altro solista, il trombettista Fabrizio Bosso, bisogna attendere quella suadente bossanova che è «L’amore non si spiega», Sanremo di quest’anno. Altri versi di Omero, sapore di Magna Grecia, di quella Crotone (che ritorna nella strumentale «Capocolonna») e di quella Calabria dove stanno le radici, le origini dell’artista. Che incassa anche un «Sergio, grazie di esistere...!» gridato dalle prime file.

A questo punto il nostro ci ha preso gusto. E dà il meglio di sé mischiando come forse solo lui sa fare in Italia sonorità jazz e canzone d'autore, tentazioni blues e sapori di bossanova. Il violino di Cesari aggiunge echi balcanici. La coesione della band fa il resto.

Tocca ad altri brani, che il caldo pubblico triestino (con l’aggiunta di un drappello di fan irriducibili, arrivati da «ogniddove», che seguono il loro idolo in tutte le tappe del tour) riconosce e apprezza: «Per ricordarmi di te», «Tempo perduto», «Cambiamenti del mondo»...

Ma è con «Dalla pace del mare lontano» che la serata tocca forse il suo punto più alto. Introdotta dai versi del filosofo e poeta goriziano Carlo Michelstaedter («I figli del mare»), suicida a ventitre anni, nel 1910, che l’hanno ispirata, la canzone comincia in un’atmosfera fra sogno e mito, leggenda e presenze oniriche, e poi finisce in una sorta di danza pagana, con tanto di assolo di batteria e percussioni.

E a quel punto «Tutto quello che un uomo», il brano portato a Sanremo nel 2003, terzo posto in classifica e Premio della critica, si trova dinanzi la strada spianata verso l’esito trionfale della serata, completato dalla verve di «Cantautore piccolino», dall’omaggio a Sergio Endrigo e da altri brani ancora.

Dopo l’anteprima triestina, il viaggio musicale di Sergio Cammariere prosegue nel tour estivo (debutto il 12 luglio a Cattolica), portando le sue suggestioni, i colori, le voci, i suoni, i ricordi in giro per l’Italia.

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