mercoledì 18 giugno 2008

JEGHER


L’ambiente musicale triestino cela al suo interno tante storie, tanti personaggi che nel corso degli anni si sono fatti valere a livello nazionale e a volte anche internazionale. È il caso di Fabio Jegher, classe 1949, batterista e compositore e direttore d’orchestra che ha lavorato per tanti anni a Milano ma anche negli Stati Uniti, collaborando con grandi nomi della scena musicale internazionale, e che da diversi anni è tornato a vivere a Trieste. Non rinunciando a partire tutte le volte che i suoi impegni lo chiamano altrove. Come farà per esempio il 15 luglio, quando suonerà al Teatro Morlacchi di Perugia, nell’ambito di Umbria Jazz, assieme al Doug Webb Quintet e a Flavia Vallega.

«A Umbria Jazz - spiega Jegher - presenterò un programma vario, fatto di standard e brani miei, assieme al sassofonista e polistrumentista americano Doug Webb e alla cantante italo-egiziana Flavia Vallega. Ma ci saranno anche il trombettista e flicornista triestino Flavio Davanzo e l'organista-pianista Alberto Gurrisi. Parteciparvi è una grande soddisfazione, visto che è la rassegna jazz più importante d’Italia e fra le maggiori in Europa».

Della Trieste musicale dei suoi lontani esordi Jegher dice di ricordare poco. «Erano gli anni Sessanta, avevo quindici o sedici anni. Ricordo Axel Boch, la cui curiosità musicale fu per me di stimolo, confronto e conforto. Ricordo Gino D’Eliso, nel cui gruppo "The Children" suonai come batterista per un breve periodo. E poi, fra quelli della generazione precedente, il grande Franco Vallisneri, fisarmonicista e pianista che spesso suonava in sgangherati locali, dove molto spesso si genera la musica più autentica».

Di quell’ambiente - secondo Jegher - l’elemento di forza, la cultura mitteleuropea, era in realtà il suo elemento di debolezza. «Sebbene fossi un adolescente, sentivo che la cultura da cui ero attorniato peccava di un eccesso di intellettualismo». Voglia di scappare, di respirare aria nuova.

«Dopo la prematura scomparsa di mio padre, andai a Londra e Brighton a per approfondire le mie conoscenze musicali. Contemporaneamente, studiavo Scienze biologiche all’università, a Trieste. Il ’76 fu un anno cruciale: mi laureai e partii per Boston, dove mi trasferii per proseguire gli studi musicali. Con una borsa di studio andai poi a Los Angeles, alla prestigiosa Ucla, l’Università della California dove conseguii una laurea-master in composizione musicale e direzione d'orchestra, specializzandomi in musiche per film».

Un buon viatico per cominciare a lavorare. Concerti, album («Timezone» nell’83, «Chiaroscuri» nell’86, «Atmospheres» nel ’92, fino al recente «Life tones and film colors», uscito due anni fa), musiche per il cinema e per la televisione. «Tutti i grandi personaggi con cui ho collaborato mi hanno trasmesso il valore dell'umiltà, la convinzione che l'arte ricava la sua linfa vitale dalla concretezza della vita, dalle sue gioie, dai dolori e dalle noie».

Nomi? «Ricordo in particolare l’eclettico Shelly Manne; l’ironico Gunther Schuller, fra i primi a promuovere l’incontro fra classica, jazz ed etnica; David Raksin, vincitore di svariati Grammy e Oscar; Herb Pomeroy, uno dei padri della didattica dell'arrangiamento jazz; Jorge Calandrelli, premio Oscar per varie colonne sonore. E ancora il mio grande amico Tom Scott, compositore, sassofonista e direttore d'orchestra, noto per le colonne sonore di ”Taxi Driver”, ”Blade Runner”, la serie tv ”Starsky and Hutch”, che mi ha insegnato il grande valore della semplicità...».

Nella seconda metà degli anni Ottanta Jegher è tornato in Italia, prima a Milano e poi a Trieste. «Avevo avuto alcune offerte di lavoro nell'ambito didattico e musicologico. E desideravo ritrovare, per me e la mia famiglia, ritmi meno frenetici. Ora continuo a svolgere la mia attività didattica nell'ambito della composizione alla Fondazione Civica di Milano e al Conservatorio Santa Cecilia di Roma. E d’estate torno a Hollywood, dove proseguo la mia attività di compositore per i cortometraggi televisivi».

Fra i progetti, continuare a scrivere libri di divulgazione e didattica musicale, con progetti rivolti anche ai più piccoli. E proseguire l’attività discografica e concertistica. Come batterista, direttore d’orchestra e compositore.

Due anteprime a Trieste, prima dell’appuntamento del 15 luglio a Umbria Jazz: il 9 luglio al Music Bar Crispi, il 10 luglio al Cafè Rossetti.

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