domenica 2 novembre 2008

SHEL


Se è vero che un Paese può essere raccontato anche attraverso la sua musica, «Sarà una bella società» di Shel Shapiro - domani e mercoledì al Comunale di Monfalcone, poi in giro per la regione fino a domenica - è un manuale perfetto di quarant’anni di storia italiana e non solo italiana. Una storia illustrata attraverso canzoni che, fra sentimenti e avvenimenti, fanno da sfondo alla grande trasformazione sociale e culturale cominciata negli anni Sessanta.

«Sarà una bella società, fondata sulla libertà, però spiegateci perchè se non pensiamo come voi, ci disprezzate, come mai...?», cantava nel ’66 Shel Shapiro con quel suo caratteristico accento inglese che oltre quarant’anni in Italia non hanno ancora cancellato. Il gruppo era quello dei Rokes, quattro ragazzi britannici che avevano trovato l’America qui da noi.

La canzone era «Che colpa abbiamo noi», versione firmata Mogol di «Cheryl’s going home» di Bob Lind. Col suo sapiente mix di contestazione e vittimismo, e grazie al ritornello orecchiabile, divenne il manifesto del beat italiano. Ma forse anche della contestazione che stava sbocciando.

Oggi quel verso torna come titolo di uno spettacolo - scritto dal giornalista Edmondo Berselli, debutto al Mittelfest 2007 - che racconta lo spirito di un’epoca attraverso lo strumento popolare della canzone e affidandosi a un uomo-icona degli anni Sessanta. «I Sessanta – spiega Berselli - sono un decennio “seminale”, in cui sembra essersi concentrata una creatività, un’energia sociale, ma anche intellettuale, culturale, comportamentale, davvero irripetibile. Se pensiamo all’America di Bob Dylan, a una voce mai sentita prima che annuncia il tempo nuovo, che investe i grandi raduni civili e politici dell’età kennediana e post-kennediana, abbiamo una fotografia suggestiva del cambiamento».

Speranze, sogni, illusioni di ieri; certezze, amarezze, disillusioni di oggi. Shapiro (vero nome: David) in tutti questi anni ha lavorato nella musica come autore e produttore, ma anche come attore.  Accompagnato dalla sua band (Alessandro Giulini tastiere, fisarmonica e voce; Daniele Ivaldi chitarre; Luigi Mitola chitarre e mandolino; Mario Belluscio basso, Ramon Rossi batteria e percussioni), nello spettacolo - e nel disco omonimo che è stato pubblicato da Edel/Promo Music - Shel alterna alcuni fra i pezzi più celebri della storia del rock e del pop ai suoi più famosi successi, per raccontare la sua storia e i cambiamenti della nostra società, citando Elvis e Beach Boys, Beatles e Rolling Stones, Dylan e Hendrix.

Come si diceva, «Sarà una bella società» va in scena domani e mercoledì al Comunale di Monfalcone, aprendo la stagione, e poi giovedì allo Zancanaro di Sacile, venerdì al Pasolini di Casarsa, sabato al Verdi di Maniago e domenica al Candoni di Tolmezzo.

Ma la stagione di Monfalcone ha già in programma un altro grande protagonista della musica italiana: martedì 11 novembre Eugenio Finardi presenta infatti lo spettacolo «Il cantante al microfono», dedicato al poeta e cantautore russo Vladimir Vysotsky.

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