domenica 14 marzo 2010

CAMMARIERE intervista


«Canto per la prima volta a Gorizia, la città di Carlo Michelstaedter, il filosofo goriziano morto suicida giusto un secolo fa, nel 1910, a soli ventitre anni. Trovo che sia il nostro poeta maledetto, il Baudelaire o il Mallarmè italiano...».

Parla Sergio Cammariere, il cui tour ”Carovane” fa tappa domani sera al Teatro Verdi di Gorizia, accompagnato da Amedeo Ariano batteria, Luca Bulgarelli contrabbasso, Bruno Marcozzi percussioni, Olen Cesari violino, Daniele Tittarelli sax alto, Sanjay Kanja Banik tabla, Michele Ascolese chitarra elettrica, chitarra acustica, bouzuki.

Come l’ha scoperto?

«Me l’ha fatto conoscere Roberto Kunstler, con cui collaboro da sempre - dice il cantautore e musicista, calabrese di Crotone, classe 1960 -, che ha usato i versi iniziali della poesia ”I figli del mare” di Michelstaedter per la nostra canzone ”Dalla pace del mare lontano”. Un brano evocativo, fra sogno, mito, leggenda, presenze oniriche. Per evocare anche il dramma dei nostri fratelli che si imbarcano e navigano giorni e notti per il mare nella speranza di un futuro migliore».

Come nelle ”Carovane” dell’ultimo disco e di questo tour?

«Proprio così. ”Carovane” che per me sono sogno e metafora dell’esistenza, di quel viaggio che si compie nel mondo, sulla strada della vita. Cercando di cogliere i segni e la vera essenza dell’uomo».

In musica come si traduce?

«Con una rinnovata attenzione per le musiche, i suoni, gli strumenti lontani da noi. Non ho ovviamente abbandonato il jazz e la canzone, che sono i campi nei quali mi sono sempre mosso, ma diciamo che avevo voglia di sperimentare, di provare emozioni diverse».

E dunque?

«Dunque nel disco, ma anche nel concerto che porto a Gorizia, pur restando fedele alla linea jazz e canzone, mi sono lasciato suggestionare da suoni indiani, albanesi, balcanici».

La musica muove le genti?

«Certo, ma ha bisogno anche di spazi. Prenda la televisione: c’è poca musica, intesa come arte, perchè pensano che la grande musica in tivù non funzioni, non faccia ascolti e dunque incassi. Niente di più sbagliato...».

L’altra sera era in tivù da Gigi D’Alessio...

«Sì, mi ha invitato e ci sono andato volentieri. E mi sembra che sia andato tutto benissimo. A dimsotrazione di quello che dicevo prima».

Sanremo l’ha visto?

«No, ma non per snobismo. Ero impegnato nella scrittura delle musiche per un nuovo lavoro teatrale importante, di cui per ora preferisco non dire nulla».

E lei perchè non è più tornato, al Festival?

«Perchè non c’è più Pippo Baudo. E io sono un po’ suo figlio... È stato infatti lui che mi ha chiamato, e devo dire grazie anche a lui se, dopo tanti anni di gavetta, sono arrivato al grande pubblico».

Oggi, con i talent show, la gavetta è stata abrogata.

«Ed è un errore. Io fino al 2002, a quarant’anni passati, avevo il problema di come pagare l’affitto di casa. Poi è cambiato tutto. Ma oggi ringrazio gli anni della formazione, della gavetta, se vuole anche della precarietà: mi hanno aiutato a essere quello che sono».

Cioè?

«Una persona tranquilla, equilibrata, un uomo normale che fa musica. Quella musica che è sempre stata la mia vita. Vengo da una famiglia di contadini del Sud, nessuno dei miei suonava, io ho cominciato con una melodica soprano, il mio primo strumento preso in mano

che andavo ancora alle elementari».

Cosa le è rimasto della sua Calabria?

«Le radici, ma anche la consapevolezza della realtà che vivevo da ragazzo, fatta di natura, di elementi spirituali, di mare. E anche quanto poi sono partito, lasciando la mia terra, sono rimasto convinto che il mio destino passasse proprio dal mare».

Diceva del teatro, ma ultimamente ha lavorato anche per il cinema.

«Ed è stata una grande soddisfazione. Ho cantato la versione italiana di un brano di Randy Newman nei titoli di testa del film ”La principessa e il ranocchio”. Un film di animazione artigianale, un cartone disegnato a mano come si faceva una volta, non come adesso che tutto viene realizzato al computer».

A Gorizia?

«Suono con un grande gruppo multietnico, apro il concerto con ”La rosa filosofale” e farò una piccola sorpresa al pubblico: una nuova versione di ”Dalla pace del mare lontano”. Per ricordare il grande Michelstaedter...».

Nessun commento:

Posta un commento