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mercoledì 24 luglio 2013
CRISTICCHI canta ENDRIGO ven a spilimbergo
«Amo molto Sergio Endrigo. Quest’anno a Sanremo Story ha portato la sua “Canzone per te”, con cui vinse il Festival nel ’68, in coppia con Roberto Carlos. E anche una delle due canzoni con cui ho partecipato alla rassegna, ”Mi manchi”, la considero proprio una canzone “alla Endrigo”, giocata com’è sui tasti della semplicità e della dolcezza, che mostra un lato inedito, quasi fanciullesco, di me. Potrebbe essere una canzone per bambini, non a caso i miei figli, che sono piccoli, sono stati i primi ca cantarla...».
Parole di Simone Cristicchi, che venerdì alle 21, a Spilimbergo, in piazza Duomo, partecipa a Folkest 2013 proprio con un concerto, assieme all’Orchestra sinfonica del Friuli Venezia Giulia, diretta da Valter Sivilotti, nel quale rivisiterà proprio il grande repertorio del cantautore nato a Pola giusto ottant’anni fa e scomparso nel 2005. Classici ormai consegnati alla storia della canzone italiana, come “L’Arca di Noè” e “Aria di neve”, “Teresa” e “Io che amo solo te”, “Era d’estate” e la stessa “Canzone per te”, torneranno dunque a vivere nell’interpretazione del trentaseienne musicista e cantautore romano.
«Considero Endrigo mio maestro artistico e umano - ha detto Simone -, vorrei che nel concerto venga riprodotto fedelmente lo spirito e la musica del cantautore istriano. Spero di esserne all’altezza, è un’emozione unica nella vita».
L’omaggio a Sergio Endrigo, che era stato preannunciato al “Piccolo” già sei mesi fa, rinsalda ulteriormente il legame di Cristicchi con queste terre. Uno dei brani più importanti del nuovo disco, “Album di famiglia”, è infatti “Magazzino 18”, ispirato all’omonimo edificio del porto vecchio di Trieste, dove sono conservati oggetti e ricordi di tanti esuli istriani e dalmati.
«Siamo partiti in un giorno di pioggia - canta Cristicchi nel brano -, cacciati via dalla nostra terra che un tempo si chiamava Italia, e uscì sconfitta dalla guerra. Hanno scambiato le nostre radici con un futuro di scarpe strette, e mi ricordo, faceva freddo nel’inverno del ’47...».
Il brano darà anche il titolo a uno spettacolo teatrale, che aprirà la prossima stagione dello Stabile del Friuli Venezia Giulia.
«Il Magazzino 18 - spiega Cristicchi - è quel luogo della memoria che c’è nel porto vecchio di Trieste, dove gli italiani che scappavano dalla Jugoslavia lasciarono le loro povere cose pensando di tornare a riprenderle. Nell’ottobre 2011 sono stato una settimana a Trieste, per il mio spettacolo alla Sala Bartoli “Li romani in Russia”. Stavo raccogliendo storie per il mio libro “Mio nonno è morto in guerra”, nel quale poi inserii quattro storie triestine, fra cui una proprio sull’esodo».
Ancora il cantautore: «Avevo visto un documentario sull’esodo. Quando entrai mi colpì la massa informe di oggetti, sembravano i resti di un terremoto, le grandi cataste che ci sono nei manicomi, nei campi di concentramento. E quasi ogni oggetto aveva attaccato il nome della persona che l’aveva lasciato lì. Dopo quella visita promisi a me stesso, e alle persone che mi accompagnarono quel giorno, che avrei fatto qualcosa per far conoscere questa storia. La storia di chi è partito e di chi ha scelto di rimanere».
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