mercoledì 3 settembre 2014

DE GREGORI, oggi il libro e a novembre il disco

Lui nemmeno ventenne, senza barba e pieno di capelli, faccia scavata e sguardo ispirato. E oggi, sessant’anni passati, cappello d’ordinanza e occhiali scuri, ad accrescerne fascino e “sintomatico mistero”. Poi c’è sempre lui agli esordi in sala di registrazione nel ’71 a Roma, a New York nel ’76 al Chelsea Hotel e nel 2014 in un negozio di chitarre, nel tour del “Titanic” dell’82, con Lucio Dalla, con Ivano Fossati, con Vasco Rossi, con Zucchero, con Ennio Morricone e Francesco Totti, con il figlio Federico e con il fratello Luigi, con le sue tante band e nelle sue tante tournèe, in tanti scatti “privati” e nei backstage... Francesco De Gregori, proverbialmente riservato, al punto di esser chiamato in passato “il principe”, stavolta si è lasciato andare e addirittura coinvolgere. E “Guarda che non sono io” (editore Svpress, pagg 240, euro 29,50), racconto fotografico a cura di Silvia Viglietti e di Alessandro Arianti, pianista dell’artista ma anche fotografo, è davvero un viaggio per parole e immagini, molte inedite, che racconta la storia di un ragazzo oggi uomo, innamorato da sempre delle canzoni e della musica, tanto da diventarne uno dei massimi protagonisti della scena di casa nostra. Il volume - che esce oggi nelle librerie e verrà presentato venerdì al Festival della Letteratura di Mantova, presente l’artista e gli autori - ha la forza di «non voler essere conclusivo». Anche perchè si tratta di una storia «ancora in movimento», come sottolinea l’artista nell’introduzione. Scrive: «La maggior parte dei libri che sono stati scritti su di me - non molti per la verità - li ho visti solo quando erano già in libreria. Alcuni degli autori mi avevano a suo tempo gentilmente cercato per qualche forma di collaborazione o di approvazione, ma mi ero sempre tirato indietro per non influenzare in nessun modo il lavoro altrui...». Stavolta invece la scelta è stata diversa, «lasciandomi fotografare, tirando fuori molte vecchie foto e altri materiali d’epoca dal fondo dei cassetti...» Il titolo («Guarda che non sono io quello che stai cercando, quello che conosce il tempo, e che ti spiega il mondo...», canta nel brano omonimo)? «Potrà sembrare irriverente - scrive ancora De Gregori - per quelli che cercheranno in queste pagine qualcosa che somigli a una biografia in senso stretto. Potrà invece essere apprezzata da tutti coloro che attraverso le immagini e le parole si troveranno semplicemente davanti a una storia - ancora in svolgimento - cominciata più di quarant’anni fa». Dunque cassetti di famiglia aperti, dai quali sono uscite le foto da ragazzo quando girava «sempre con la chitarra» e «ogni occasione era buona per mettersi a suonare». Ci sono anche fogli e appunti manoscritti, compreso quello di lavorazione del nuovo album in uscita a novembre: dovrebbe intitolarsi “Vivacoce” e sembra si tratterà di un ritorno alle vecchie canzoni, da “Alice” ad “Atlantide”, rilette con la voce e la sensibilità di oggi. Fra le curiosità, la riproduzione del libretto d’iscrizione all'Università di Roma, corso di laurea in filosofia, anno accademico 1969-70. Fra gli approfondimenti, quelli con le schede di tutti i suoi album: “Alice non lo sa” e “Rimmel”, “Buffalo Bill” e “Viva l'Italia”, “Banana Republic” e “La donna cannone”, fino ai più recenti “Pezzi”, “Calypsos”, “Per brevità chiamato artista”, “Sulla strada”... De Gregori ragazzo? «C’è sempre stata musica nella mia famiglia - ricorda -. Una sorella di mia madre, zia Rina, era diplomata in pianoforte e suonava l’organo in chiesa. Quando da piccolo andavo a trovarla, a Firenze, sentivo Chopin e Beethoven da dietro la porta della stanza in cui lei dava lezioni ai suoi allievi. Mio nonno Luigi, bibliotecario di grande fascino e cultura (stesso nome di battesimo e stesso lavoro del fratello maggiore di Francesco, anche lui cantautore seppur di minor successo con la firma Luigi Grechi, il cognome della madre - ndr), suonava violino, chitarra, mandolino, pianoforte e fisarmonica». Ancora l’artista: «Mia madre amava la musica lirica, sentivamo insieme le grandi opere alla radio, le romanze famose, Puccini, Verdi. Musica seria. Il contributo di mio padre è stato altrettanto importante, è con lui che ho cominciato a cantare le canzoni degli Alpini durante le gite in montagna...». Il volume comprende anche due interviste esclusive, una a Steve Della Casa in cui racconta la recente e rinnovata passione nel suonare dal vivo, l'altra di Gabriele Ferraris a Guido Guglielminetti, produttore e bassista di De Gregori da oltre vent’anni. Lì si parla del citato prossimo album “Vivavoce”, con «brani vecchi di decenni sembrano appena scritti e acquistano lo smalto che meritano». «Un disco di cover di me stesso», come lo ha battezzato lo stesso De Gregori.

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