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lunedì 22 settembre 2014
GILBERTO GIL 1-11 a trieste
Quattro sole date in Italia, una a Trieste. Gilberto Gil, uno dei più grandi musicisti brasiliani, per alcuni anni anche ministro della cultura del suo Paese, arriva il primo novembre per un concerto al Politeama Rossetti. La sezione italiana del suo “Solo Tour 2014” comincia venerdì 24 ottobre da Roma, all’Auditorium della Conciliazione, prosegue martedì 28 ottobre a Fabriano, al Teatro Gentile, per la rassegna “Fabriano Musica”, arriva a Trieste sabato primo novembre, e si conclude giovedì 6 novembre a Padova, al Gran Teatro Geox.
Un’occasione davvero unica per vedere e ascoltare uno dei grandi della musica del Novecento, che in questo tour celebra João Gilberto, l’inventore della bossa nova, oltre a ripercorrere la sua cinquantennale carriera.
Era infatti il 1964, quando un giovanissimo Gilberto Gil (nato a Salvador nel 1942) partecipa allo show di bossa nova e di canzoni brasiliane tradizionali "Nós Por Exemplo", dove incontra anche Caetano Veloso, Maria Bethânia, Gal Costa. L’anno dopo, trasferitosi a San Paolo e dopo aver cantato in diversi show, si fa notare con il suo primo album, intitolato “Louvaçao”.
Con Caetano Veloso crea il movimento del Tropicalismo, che avrà un ruolo importantissimo nella musica ma anche nel teatro, nel cinema e nella letteratura carioca. Movimento di protesta, sussulto di vitalità, sorta di Sessantotto brasiliano, cui la dittatura rispose con la repressione.
Gil e Veloso sono costretti all’esilio, a Londra. La sua musica, partita dal folklore, diventa più metropolitana e si lascia contaminare dall’allora imperante beat, dal nascente pop.
L’artista, che negli anni londinesi si è perfezionato come chitarrista e ha cominciato a cantare anche in inglese, torna in Brasile nel ’72 e registra “Expresso 2222”, album nel quale ritrova le radici samba della sua musica.
Sono passati oltre quarant’anni. Quarant’anni di successi, a volte da solista e a volte condivisi con amici cantautori e musicisti, non soltanto brasiliani. Nel ’74 esce l’album “Ao vivo”, l’anno dopo “Gil & Jorge”, a quattro mani con il cantante e compositore Jorge Ben, ma anche “Refazenda”, omaggio alle sue origini musicali “sartaneja”.
Ormai la sua carriera è un successo dietro l’altro. Nel ’76 è in tour in Brasile con Veloso, Gal Costa e Maria Bethânia, ovvero i “Doces Barbaros”, titolo anche di un disco e un film. Nel ’77 esce “Refavela”, in cui mescola i ritmi africani della Nigeria, con quelli giamaicani e quelli di Rio e Bahia. Il ’78 è un anno ricchissimo: pubblica “Refestança”, con Rita Lee, dopo un viaggio negli Stati Uniti registra “Nightigale”, album realizzato appositamente per il mercato americano, ed esce il doppio dal vivo “Gil in Montreaux”, registrato durante la sua partecipazione al festival jazz svizzero. Nell’80 tour in Brasile con Jimmy Cliff e cover di “No woman no cry” (700mila copie vendute, prima in classifica per mesi). Nell’81 tocca all’album “Luar (A gente precisa ver o luar)”, in cui mescola pop internazionale e musica brasiliana.
L’85 è l’anno del concerto-evento a Rio, con Chico Barque, Roberto Carlos, Caetano Veloso, Gal Costa e Maria Bethânia, da cui viene tratto l’album “Dia Dorim Noite Neon”. Nel ’91 è a New York, con Tom Jobim, Caetano Veloso, Elton John e Sting, al un concerto di beneficenza a favore della foresta amazzonica.
Dopo una carriera straordinaria (oltre cinque milioni di dischi venduti, due Grammy, due Latin Grammy Award), nel 2003 il presidente Lula da Silva lo chiama nel suo governo come ministro della Cultura. Lascia cinque anni dopo, quando pubblica l’album “Banda Larga Cordel”. Quest’anno Gil ha partecipato all'album “Canzoni”, della cantautrice jazz Chiara Civello, con la quale duetta nel brano “Io che non vivo senza te”.
“Solo Tour” segue l’uscita dell’album “Gilberto’s sambas”, uscito nel maggio scorso, nel quale l’artista rende omaggio al maestro João Gilberto, assieme al figlio Bem e a Moreno Veloso, figlio di Caetano. «Ascoltare Gil che suona João – scrive nelle note di copertina Caetano Veloso - significa entrare in contatto con l’avventura stessa della nostra musica e della nostra vita».
«Gilberto Gil solo sul palco alla Carnegie Hall – ha scritto il critico americano Jon Pareles, dopo la presentazione del “Solo Tour” - sembrava che avesse una band fantasma nella sua voce e nelle sue dita...».
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