Lodovica Comello, friulana di San Daniele, è la seconda regionale al Festival di Sanremo dai tempi della vittoria di Elisa nel 2001. Spigliata ragazza del ’90 (compie ventisette anni il 13 aprile), carriera lampo grazie al successo internazionale della telenovela “Violetta”, canta “Il cielo non mi basta”. E va a rafforzare la schiera dei sanremesi del Friuli Venezia Giulia (e dintorni...), per la verità non troppo nutrita, in sessantasette edizione del Festival. Quest’anno riflettori puntati dal 7 all’11 febbraio.
Non si può non cominciare da Ferruccio Merk Ricordi, in arte Teddy Reno. Nato a Trieste nel ’26, arriva per la prima volta a Sanremo nel ’53: si piazza secondo con “Campanaro”, di Cherubini e Concina, in coppia nientemeno che con Nilla Pizzi, reduce dalla vittoria nel ’51 con “Grazie dei fior” e nel ’52 con “Vola colomba”. Sì, proprio la canzone dedicata all’italianità di Trieste, all’epoca non ancora ricongiunta alla madre patria: «Che inginocchiato a San Giusto, prega con l'animo mesto: fa che il mio amore torni, ma torni presto...». L’amore, nell’immaginario collettivo condiviso, era l’Italia.
In quelle prime edizioni, ogni cantante poteva portare in gara più brani. E Teddy Reno, in quel ’53 che vede la vittoria di Carla Boni e Flo Sandon’s con “Viale d’autunno”, si piazza anche terzo con “Lasciami cantare una canzone”, in coppia con Achille Togliani. “El mulo Ferucio” torna altre volte: da segnalare i piazzamenti nel ’59 (terzo con “Conoscerti”, in coppia sempre con Togliani) e nel ’60 (secondo con “Libero”, in coppia con Domenico Modugno).
Lorenzo Pilat, in arte Pilade, triestino classe 1938, ha partecipato tre volte al Festival: nel ’66 in coppia con Adriano Celentano, cantando “Il ragazzo della Via Gluck”; nel ’68 con “Il re d'Inghilterra” in coppia con Nino Ferrer e con “La tramontana” in coppia con Antoine; nel ’75 con “Madonna d'amore”, che vinse il premio della critica come miglior testo. Come autore vanta invece una ventina di partecipazioni, avendo scritto per tanti cantanti di successo (ricordate? “di Pace Panzeri Pilat”...). Al Sanremo ’69, firma la musica di “Alla fine della strada”, presentata da Junior Magli e The Casuals, poi portata al successo mondiale da Tom Jones, col titolo “Love me tonight”.
Nel ’76 anche Umberto Lupi, triestino classe 1941, prova l’ebrezza festivaliera: è nella Squadra blu con in Camaleonti e Sandro Giacobbe, canta “Una casa senza nome” (di Pace Panzeri Pilat...), ma non accede alle fasi finali. E comunque sono tempi grigi per la kermesse.
Poi ci sono i “quasi triestini”. Come l’istriano Sergio Endrigo (Pola 1933 - Roma 2005), che piazzò uno splendido tris alla fine dei Sessanta: primo nel ’68 con “Canzone per te”, in coppia con Roberto Carlos; secondo nel ’69 con “Lontano dagli occhi”; terzo nel ’70 con “L’arca di Noè”. Ma a Sanremo era già stato nel ’66 con “Adesso sì” (incisa quell’anno anche da Lucio Battisti) e nel ’67 con “Dove credi di andare”, in coppia con Memo Remigi. E ancora nel ’71, appena undicesimo con “Una storia”, in coppia con i New Trolls.
Oppure Bobby Solo, all’anagrafe Roberto Satti, nato a Roma nel ’45 da madre monfalconese trapiantata a Trieste, padre giuliano di lontane origini austriache, nonna istriana sepolta a Castelvenere. Nel ’64 debutta giovanissimo a Sanremo con “Una lacrima sul viso”, in coppia con Frankie Laine. È senza voce, dunque canta in playback e non vince. Ma sfonda. La vittoria arriva l’anno dopo, con “Se piangi se ridi”, in coppia con New Christy Minstrels. Vince anche nel ’69, con Zingara, in coppia con Iva Zanicchi. Altre partecipazioni (nel ’66 con “Questa volta”, nell’80 con “Gelosia”, poi in trio con Little Tony e Rosanna Fratello...) hanno un riscontro inferiore.
Citazione obbligata anche per Gino Paoli (prima volta a Sanremo nel ’61, con “Un uomo vivo”, più volte in gara e ospite) e Paolo Rossi (’94, “I soliti accordi”, assieme a Enzo Jannacci), entrambi monfalconesi ma solo di nascita.
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