E poi, un giorno, a Sanremo arrivò Elisa Toffoli da Monfalcone. Nata a Trieste, in realtà, il 19 dicembre ’77, ma “bisiaca” a tutti gli effetti. Nel 2001, dopo due album in inglese (“Pipes & flowers” e “Asile’s world”), va al Festival e canta in italiano. Lei che fino ad allora non l’aveva mai fatto. Lei che non amava (e non ama) le gare. Caterina Caselli, sua scopritrice, quella che l’aveva messa sotto contratto giovanissima, mandandola sei mesi in California, sotto le cure del produttore di tante star Corrado Rustici, le propone Sanremo.
Lei accetta. Canta la sua prima canzone in italiano, “Luce (tramonti a nord est)”, brano non pensato per il Festival e da lei scritto assieme a Zucchero con la produzione del solito Rustici. Dice: «Sono venuta perché è l’evento musicale italiano più seguito. E io volevo proporre non me, ma la canzone. In questo modo, in cinque minuti, 15 milioni di persone l’hanno ascoltata. Non mi sento in gara...». A Sanremo poi tornerà da ospite.
C’è un altro grande musicista triestino che ha fatto capolino al Festival. Edizione del 2009, in quella che è forse la sua ultima apparizione dinanzi a un grande pubblico, Lelio Luttazzi accompagna al pianoforte la debuttante Arisa, che vince la sezione Nuove proposte con il brano “Sincerità”. Classe, eleganza, tocco, innata musicalità. Il maestro ci lascia un anno e mezzo dopo, l’8 luglio 2010.
Fra gli altri, da ricordare la partecipazione dell’udinese Miani: nell’85 con “Me ne andrò” e nell’86 con “Ribelle su questa terra”. E fra gli strumentisti, menzione almeno per tre triestini: il sassofonista Claudio Pascoli, più volte sul palco dell’Ariston, il chitarrista Toni Soranno (nel ’79 con Antoine e con Nicoletta Bauce) e il violinista Alessandro Simonetto, che accompagnò alla fisarmonica il compianto Pierangelo Bertoli, che nel ’92 cantava “Italia d’oro”.
Da ultimo, ci sembra giusto segnalare un “triestino ad honorem”: Simone Cristicchi, più volte al Festival, fra i giovani e fra i big, vincitore giusto dieci anni fa, nel 2007, con “Ti regalerò una rosa”, piccolo e toccante capolavoro sul disagio mentale. E già questo era un legame con Trieste, città di Basaglia. Che poi gli ha conferito la cittadinanza onoraria quando il nostro ha cantato magistralmente l’esodo degli istriani e dalmati nello spettacolo “Magazzino 18”.
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