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giovedì 8 dicembre 2011
LIBRO FALETTI
Silver è il più classico degli antieroi, uno di quelli cui la vita non ha mai fatto sconti. Ex pugile finito in galera per una questione di scommesse, fa da troppi anni il magazziniere in una squadra di calcio che ora è attesa dall’ultima sfida, quella che può valere la promozione in serie A. Di quella squadra, il bomber è il figlio di Silver. E sta per impelagarsi proprio in una di quelle faccende che il padre ha già pagato molto caro...
“Tre atti e due tempi” (Einaudi, pagg 151, euro 12) è il nuovo libro di Giorgio Faletti ed è già - assieme al nuovo Fabio Volo - il best seller del Natale 2011. Tanti anni fa comico televisivo, poi autore e cantante di successo (ha scritto brani per Mina e ha portato la sua “Signor tenente” al secondo posto a Sanremo ’94), a volte attore cinematografico, il sessantunenne astigiano è l’esempio vivente della versatilità a livelli sempre altissimi.
Quando nel 2002 uscì il suo primo thriller, “Io uccido”, più d’uno credette non fosse cosa da prendere sul serio. Quattro milioni di copie vendute, e gli altri libri seguiti in questi anni (“Niente di vero tranne gli occhi”, “Fuori da un evidente destino”, “Io sono Dio”, “Appunti di un venditore di donne”...), tutti premiati da analogo gradimento del pubblico, hanno messo a tacere gli scettici. E la consacrazione è arrivata quando Jeffery Deaver, maestro del thriller, ha speso parole più che lusinghiere nei suoi confronti.
Sì, perchè Faletti sa inventare storie avvincenti, scrive bene ed è un perfezionista. In più, sa rinnovarsi. Stavolta per esempio abbandona il thriller da cinquecento e passa pagine per un romanzo snello, molto diverso da quelli che lo hanno preceduto. Ingredienti della nuova portata: la provincia, il mondo del calcio, il denaro e la corruzione, la mancanza di futuro per un giovane, ma anche i valori della lealtà e della correttezza, nel rapporto difficile tra un padre e un figlio divisi da un passato che non si può dimenticare.
«Mi sento molto vecchio e molto stupido - dice Silver, che in realtà si chiama Silvano, ma in provincia e in certi ambienti è facile vedersi affibbiare un soprannome - per le cose che ho fatto in passato e quelle che devo fare ora. L’esperienza è una cazzata, una cosa che non esiste, un bacio che non sveglia da nessun sonno. È utile per cambiare una lampadina o imbiancare una stanza o prendere un gatto senza farsi graffiare. Per il resto, è sempre la prima volta».
Forse è anche il segreto di Giorgio Faletti: impegnarsi in ogni nuova avventura, in ogni nuova sfida, come se fosse la prima volta. Quale sarà la prossima?
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