mercoledì 14 dicembre 2011

TRAGEDIA PALATRIESTE / 1


Nel dicembre ’99, durante uno dei due concerti inaugurali del PalaTrieste (l’altro, pochi giorni prima, lo tenne Ligabue), fu proprio Jovanotti a notare la particolarità dell’allora nuovissima struttura triestina. Qui non si possono appendere al soffitto le strutture che reggono le luci e l’amplificazione, fece notare l’artista, e per i concerti si tratta di un problema.

Un problema che, dodici anni dopo, ha di fatto causato la morte di un ragazzo e il ferimento di otto persone, ma che avrebbe potuto provocare una strage se il cedimento della struttura fosse avvenuto qualche ora dopo, a concerto iniziato.

«Normalmente - spiega infatti Maurizio Salvadori, della Trident Management che produce il tour di Jovanotti - tutti gli apparati vengono appesi mediante motori ai tetti dei palazzi dello sport ma, visto che la configurazione di quello di Trieste non permette quest’operazione, era stata noleggiata per questo concerto una struttura denominata “ground support”, che ha improvvisamente ceduto».

«I motivi del cedimento della struttura - prosegue Salvadori - sono al momento sconosciuti e incomprensibili, dato che il piano di lavoro era stato redatto, come sempre, da un ingegnere abilitato. Spetterà alla magistratura e ai periti nominati stabilire le cause del crollo».

L’altra sera Jovanotti, oltre ovviamente ad annullare il concerto triestino, ha deciso di sospendere l’intero tour, che avrebbe dovuto far tappa a Modena, Ancona, Caserta e Roma, prima di concludersi a Taranto il 30 dicembre.

«Questa tragedia - ha scritto l’artista su Twitter, poche ore dopo i fatti - mi toglie il fiato e mi colpisce profondamente. Il mio dolore è rivolto a Francesco Pinna, studente lavoratore, la cui vita si è fermata nell’incidente che ha travolto la mia squadra. Questa tragedia mi toglie il fiato e mi colpisce profondamente».

Ancora Lorenzo Cherubini: «Un tour è una famiglia e si lavora per portare in scena la vita e la gioia. I ragazzi rimasti feriti sono lavoratori specializzati, che amano quello che fanno restando nell’ombra. Sono con voi, vi voglio bene. Sono con la famiglia di Francesco e con i suoi amici. Il mio cuore è pieno di dolore».

Ieri, dopo le polemiche sulle condizioni di lavoro, il musicista è tornato sull’argomento su Facebook: «Francesco Pinna era un lavoratore a giornata ed era assunto con contratto regolare. Io pretendo sempre che tutti quelli coinvolti anche indirettamente in un lavoro che riguarda la mia musica siano sempre tutelati in ogni forma e anche in questo caso era così. Il mondo dei concerti è un settore serio dove non c’è approssimazione e improvvisazione e nei miei tour c’è totale rispetto delle leggi e delle persone». «I ragazzi come lui - è ancora Jovanotti che parla - non sono in tour con la squadra itinerante, composta di tecnici specializzati, ma lavorano agli allestimenti che passano nella loro città. Aspettano l’arrivo dei camion e fanno la loro parte. Si tratta di lavori di supporto alla squadra itinerante. Questi ragazzi li incontro spesso quando arrivo al palazzetto e capita che ci si scambi due parole, che ci si scatti una foto. Sono migliaia a fare questi lavori in Italia, spesso sono studenti che non hanno un lavoro fisso e che così si guadagnano qualche giornata». «Francesco era uno di loro e aveva tutta la vita davanti a sé, e questa è la tragedia. Io so, e mi è stato confermato anche in questo caso, che in un tour come il mio (e come tutti i grandi e piccoli tour che girano l’Italia) ogni lavoratore locale è assunto con un contratto in regola con le leggi dello Stato. Anche in questo caso era così. La tragedia è amplificata dal fatto che si stava lavorando per allestire “una festa”, un evento effimero che lascia il dolore e la morte fuori dai cancelli per una sera. E invece stavolta tutto si è ribaltato e ora c’è solo dolore sul mio palco distrutto».

Secondo Jovanotti, la morte di Francesco è «una fatalità davvero difficile da prevedere. Stamattina (ieri, ndr) le prime indagini degli ingegneri non sono riuscite ancora a capire le dinamiche dell’incidente. Francesco è morto costruendo una festa».

Già poche ore dopo la tragedia, l’altra sera, sul web sono rimbalzati i messaggi di cordoglio, oltre che della gente comune, di tanti artisti: da Fiorello ai Negramaro, da Celentano con Claudia Mori a Fiorella Mannoia, da Ornella Vanoni a un campione dello sport come Valentino Rossi, a tanti altri.

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