mercoledì 14 dicembre 2011

TRAGEDIA PALATRIESTE / 2, I PRECEDENTI


Fra i 1100 morti sul lavoro in Italia nel solo 2011, che fanno una drammatica media di tre lutti al giorno, purtroppo anche il mondo della musica e dei concerti fa atto di presenza. Per la verità, gli incidenti sono di solito causati maggiormente da eventi atmosferici, ma esistono dei precedenti della tragedia del PalaTrieste, anche in Italia e persino nella nostra regione.

Nell’agosto del ’92, dopo un concerto di Claudio Baglioni allo stadio di Lignano Sabbiadoro, nella fase di smontaggio del palco il forte vento causò il crollo di un ponteggio e la morte di Peter Kramer, cinquantenne operaio svizzero residente però a Pavia.

Nell’estate di quattro anni fa, al parco San Giuliano di Mestre, l’Heineken Jammin Festival fu funestato da una tromba d’aria che provocò danni e feriti, oltre ovviamente all’annullamento della manifestazione.

Estero. L’estate scorsa, durante un concerto country nello stato dell’Indiana, il forte vento (96 km all’ora, roba che a Trieste non farebbe notizia...) causò il cedimento del palco, quattro morti e una cinquantina di feriti. Praticamente in diretta tv.

Nel luglio 2009, al Velodrome di Marsiglia, durante l’allestimento del palco per un concerto di Madonna, la struttura cedette: due morti e sei feriti. Del palco rimase un groviglio di sessanta tonnellate di tubi e cavi metallici.

Otto persone morirono a un concerto dei Pearl Jam in Danimarca, al Festival di Roskilde, nel 2000. La causa quella volta fu la pressione del pubblico verso le prime file, nonostante i ripetuti appelli del gruppo, affinché i fan indietreggiassero.

E alla lista dei lutti vanno aggiunti anche i venti morti e le centinaia di feriti alla “Love Parade” dell’estate 2010, a Duisburg, in Germania, dove migliaia di ragazzi cercavano di entrare nell’acciaieria dove si svolgeva l’evento e invece rimasero intrappolati nel tunnel che era stato scelto come accesso, ma che si dimostrò troppo stretto e inadeguato.

Eventi atmosferici, cedimento, cattiva organizzazione dei flussi. Queste dunque le cause principali degli incidenti più recenti. Nonostante standard di sicurezza più elevati rispetto a tanti anni fa, con barriere antipanico che non diventano trappole come le transenne rovesciate, controlli sugli impianti elettrici, regolazione di afflussi e deflussi. Strutture e palchi sempre più faraonici, purtroppo, non aiutano una situazione che, come dimostra la tragedia triestina, va tenuta maggiormente sotto controllo. 

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