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domenica 13 luglio 2014
BICICLETTE A TRIESTE, VITA MOLTO DURA
La multa di 252 euro comminata al ciclista colpevole di aver percorso pochi metri contromano in via Carducci, fra l'inizio di via San Francesco e quello di via Battisti, ha dato la stura sulle colonne del Piccolo a un nobile quanto degno di miglior causa sollevamento di popolo a favore del rispetto della legge. Il codice della strada vale per tutti, e che diamine, anche per i ciclisti. Sacrosanto.
Ma chissà se questi integerrimi fautori dell'osservanza delle norme e dei codici sono gli stessi che la sera sfrecciano a 80 e più all'ora in viale Miramare o in via Locchi. Gli stessi che parcheggiano in seconda fila (cinque minuti, cosa vuole che sia...?) o sui moli e sulle banchine delle nostre Rive. Gli stessi che al semaforo "bruciano" il giallo o passano col rosso. Gli stessi che ignorano il limite dei 50 sulla superstrada. Gli stessi che ogni sera lasciano l'automobile o lo scooter dove capita nel cosiddetto e centralissimo "triangolo delle bevute". Gli stessi che al volante chiacchierano beati al telefono. La lista potrebbe continuare a lungo. E potrebbe essere allargata, volendo, ad altri casi di rispetto o non rispetto della legge.
In una città come Trieste, con un centro storico sprovvisto di piste ciclabili, per chi si sposta in bicicletta c'è sempre e innanzitutto in ballo la propria incolumità. E percorrere pochi metri contromano o su un marciapiede, ovviamente a velocità bassissima e stando ben attenti alle auto e ai pedoni, significa evitare la roulette russa del traffico veicolare e a volte salvarsi la vita.
Il ciclista multato con 252 euro, per imboccare via Battisti provenendo da via San Francesco, a rigor di codice avrebbe dovuto inserirsi con sprezzo del pericolo sulla superstrada chiamata via Carducci, buttarsi in qualche modo e rapidamente sulla sinistra per imboccare via Valdirivo, poi via Roma, Corso Italia, piazza Goldoni, di nuovo via Carducci...
Trieste ha ambizione di essere città civile ed europea. Ma nelle città civili ed europee - per la verità anche in tantissime città non europee - l'incolumità dei ciclisti nonché la sostenibilità del traffico urbano vengono perseguite e ottenute attraverso centri storici a misura anche di chi si sposta sulle due ruote, con piste ciclabili e griglie per parcheggiare.
Nella civilissima Reggio Emilia da due anni capita di leggere cartelli segnaletici con la scritta "strada a senso unico, eccetto biciclette". E il via libera all’estensione del “modello Reggio” è arrivato dalla Direzione generale per la sicurezza stradale del ministero delle Infrastrutture e Trasporti, che ha prodotto un documento al riguardo. A Trieste, anche su questo fronte, assistiamo da anni alla solita e consueta politica degli annunci. E intanto, dagli al ciclista...
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