venerdì 25 luglio 2014

RED CANZIAN apre stasera VEN festival Majano, friuli

Prima il libro, ora il tour. Approfittando dell’anno sabbatico dei Pooh. Il titolo è lo stesso: “Ho visto sessanta volte fiorire il calicanto”. Domani a Majano, Red Canzian presenta il libro alle 18 in piazza Italia e lo spettacolo alle 21.30 in apertura del 54.o Festival di Majano. «Ho scelto questo titolo - spiega Bruno in arte Red Canzian, classe 1951, veneto di Quinto di Treviso - non solo perché anagraficamente purtroppo i conti tornano, ma perché il fiore calicanto, che pochi conoscono, viene apprezzato veramente solo quando lo scopri, lo conosci oltre l’apparenza. E io, nel calicanto, riconosco un po’ di me, del mio modo di vivere». Ancora il bassista dei Pooh: «È un fiore coraggioso e pioniere, ed è il primo ad aprirsi a gennaio, spesso sui rami ancora ricoperti di ghiaccio, quando gli altri fiori non sono che una promessa addormentata dentro a piccole gemme chiuse. Il fiore del calicanto non colpisce per la forma o il colore, ma emana un profumo così particolare, intenso e avvolgente che non si può scordare, lascia la sua traccia». «E io - prosegue Red - la mia vita ho sempre cercato di viverla così, a costo di rompermi il naso per stare davanti, in prima linea ma senza velleità, con una gran voglia di fare, di arrivare al cuore delle persone per quello che realmente ero, e con la speranza di riuscire a lasciare la mia piccola impronta. E poi il calicanto ha in sé la parola “canto”, e il canto è un bel modo di interpretare la vita». Canzian, ma non avevate detto che i Pooh si prendevano una pausa? «Sì, ma una pausa l’uno dall’altro, così, per rilassarsi un po’... Scherzi a parte, è un’occasione per ognuno di noi per coltivare progetti personali che magari tenevamo chiusi in un cassetto». Come questo suo spettacolo autobiografico. «Due ore e mezzo di musica, ricordi, mode e modi di vivere, dagli anni Cinquanta a oggi. Mi prendo molto in giro, attraverso mie vecchie foto, i vestiti che indossavo quand’ero ragazzo...». Da dove si parte? «Dal 1951 della mia nascita, con “Grazie dei fior” con cui Nilla Pizzi trionfò quell’anno nel primo Festival di Sanremo. Poi passo a “Tutti Frutti” di Little Richard, “Love me tender” di Elvis, “Yesterday” dei Beatles. Ma anche “Ti ringrazio vita, che mi hai dato tanto...”». Lei che ragazzo era? «Ero abbastanza sveglio, quindi me la cavavo a scuola, meglio nella materie letterarie che in matematica. Famiglia umile, papà faceva il camionista, con un passato giovanile da pugile. Abbiamo sempre vissuto nei dintorni di Treviso». La musica? «A cinque o sei anni guardavo dietro la radio per tentare di capire chi cantava. A dodici anni papà mi regalò una chitarra acustica (quella elettrica costava troppo...) comprata a rate. E cominciò tutto». Chi le piaceva? «All’inizio gli urlatori: Tony Dallara, Joe Sorrenti, Modugno, Buscaglione. Poi scoprii “Love me do” e i Beatles. Ma anche Gino Paoli e “Il cielo in una stanza”». I Capsicum Red? «Fu il mio primo gruppo vero, cantavamo “Ocean”. Ovviamente nello spettacolo ne parlo e li cito. Poi, nel ’73, entrai nei Pooh al posto di Riccardo Fogli. E la mia vita cambiò». Allo spettacolo partecipano Chiara Canzian e Phil Merr. «Quando entra in scena mia figlia c’è un momento di affetto da parte del pubblico molto bello. Phil è il figlio della mia compagna, la prima batteria gliel’ho regalata io...». I Pooh quando tornano? «Nel 2015 ricominciamo assieme, il disco nuovo dovrebbe arrivare entro fine anno, poi partiremo in tour. Facendo tesoro delle rispettive esperienze soliste». Qualcuno dice che quando Stefano D’Orazio è uscito sarebbe stato più giusto chiudere l’avventura... «Certo, poteva anche andare così. Non creda che non ci abbiamo pensato anche noi, a lungo. Ma ricordo la gente che piangeva all’ultimo concerto con Stefano, nel settembre 2009 al Forum di Assago. E anche l’emozione del nostro ritorno in scena, con tanta voglia di ricominciare...».

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