giovedì 17 luglio 2014

BOMBINO oggi (merc) a Villa Manin, Codroipo

A febbraio ha riempito ed entusiasmato il Teatro Miela, a Trieste. Stasera alle 21.30 il suo “Nomad Tour 2014” fa tappa a Villa Manin di Passariano. Lui è Bombino, il chitarrista originario del Niger, vero nome Omara Moctar, già soprannominato il “Jimi Hendrix del deserto”. «Della mia infanzia ad Agadez - dice l’artista, classe 1980 - ricordo la povertà. Mi ha allevato mia nonna. Avevamo davvero poco. Vivevamo con la paura del governo, la situazione per noi tuareg era molto difficile. Ma ricordo che allora Agadez era un posto florido per il turismo e per la nostra culura. Ho ricordi felici di quand’ero bambino e tentavo di guadagnare qualcosa con i turisti». «La prima musica che ho ascoltato? Quella tradizionale, che la gente suonava al mio paese. Il mio primo strumento è stato un piccolo piano ricevuto in dono da mio zio. Già allora volevo suonare la chitarra, ma ero timido e non avevo il coraggio di dirlo. Finchè un mio amico non me ne ha data una. Ho scoperto il rock verso i dieci o undici anni. Sapevo da sempre di avere un destino da musicista. Avrei anche potuto guidare un tir o fare lo chef o qualcos’altro. Ma nulla sarebbe stato importante per me e per la mia identità come la musica». Bombino è un discendente dei Tuareg Ifoghas, tribù che lotta da secoli contro il colonialismo e l’imposizione dell’Islam più severo. Allievo di Haia Bebe, celebre chitarrista tuareg, ben presto entra a far parte della sua band. È lì che gli danno il soprannome di Bombino, semplice storpiatura dell’italiano “bambino”. “Group Bombino - Guitars from Agadez”, “Agadez” e “Nomad” sono i titoli dei suoi album. «Indossare il turbante - dice - mi mantiene in contatto con le mie radici. Lo tendo sempre al collo, sia in scena che nella vita di tutti i giorni. L’incontro per me più importante? Ron Wyman (il regista che lo ha scoperto mentre girava un documentario - ndr), perchè tramite lui ho poi incontrato le altre persone importanti per la mia vita e la mia carriera. Lui è il mio “papà americano”. Gli devo buona parte del mio successo. Mentre il chitarrista che mi ha più influenzato è ovviamente Jimi Hendrix, il re». Fra gli estimatori di Bombino c’è nientemeno che Keith Richards. «Quando l’ho incontrato e ho suonato con lui non sapevo nemmeno chi fosse. Ed è stato un bene, perchè sarei stato emozionato e nervoso, se avessi saputo che era uno dei Rolling Stones». Un altro folgorato dalle sue doti è Dan Auerbach, dei Black Keys, che ha prodotto “Nomad”, il suo terzo album uscito in tutto il mondo ad aprile 2013 su etichetta Nonesuch/Warner, registrato nello studio di Auerbach a Nashville, poi inserito da Rolling Stone America e Npr Radio nella classifica dei cinquanta migliori album dell’anno. Il “Nomad Tour” prosegue il 20 luglio al Festival Eutropia a Roma, il 3 agosto al Trasimeno Blues di Città della Pieve (Perugia), il 14 agosto a Torino, il 15 agosto a Oristano... Con lui stasera sul palco Avi Salloway (chitarra, djembe, voce), Youba Dia “basso, voce) e Corey Wilhelm (calabash).

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