BATTIATO
«A volte è proprio tornando indietro nel tempo che il futuro diventa più chiaro. E per me è stato molto importante, prima di affrontare l’impegno di un nuovo disco, regredire alle magnifiche consolazioni di questi inebrianti "fiori" musicali...».
Così aveva detto Franco Battiato - che venerdì e sabato torna a Trieste per un doppio concerto al Rossetti - in occasione del primo ”Fleurs” (uscito nel ’99), fascinosa raccolta di successi altrui riletti alla maniera sempre originale del cantautore e musicista siciliano (che per la verità è anche pittore, scrittore, regista...). Disco importante, anche per quel suo modo nuovo di affrontare la rilettura di grandi canzoni del passato, evitando la routine e la logica banale delle cover.
Poi nel 2002 Battiato pubblicò il suo secondo album di riletture, intitolandolo «Fleurs 3» e saltando a piè pari il secondo capitolo dell’immaginario - e fino a quel punto incompiuto - trittico. Perchè, spiegava Battiato, «assecondando la consequenzialità dei numeri si apre una serie infinita».
L’uomo (che a marzo ne fa sessantaquattro) deve evidentemente aver cambiato idea, visto che pochi mesi fa ha realizzato una nuova raccolta e l’ha intitolata proprio ”Fleurs 2”. Mettendoci dentro cover come «Sitting on the dock of the bay» di Otis Redding, «Il carmelo di Echt» di Juri Camisasca, «Era d’estate» di Sergio Endrigo, «It’s five o’clock» degli Aphrodite’s Child, «Bridge over troubled water» di Simon & Garfunkel e «Il venait d'avoir 18 ans» di Dalida. Unico inedito: «Tutto l’universo obbedisce all’amore», duetto con Carmen Consoli.
Ora, dopo un anno di lontananza dalle scene, interrotto solo dai concerti a Londra e Parigi dell’autunno scorso, Franco Battiato si ripresenta al pubblico in questo tour - partito il 31 gennaio da Carpi - che ora tocca Trieste, proponendo il repertorio di ”Fleurs 2”, mischiato ai brani dei precedenti capitoli ma anche, ovviamente, ai cavalli di battaglia di una carriera assolutamente strepitosa e fuori dagli schemi.
Una carriera cominciata negli anni Sessanta suonando la chitarra nel gruppo dell’allora cantante Ombretta Colli (poi parlamentare, presidente della Provincia di Milano, europarlamentare...), incidendo il 45 giri ”L’amore è partito” (uscito nel ’65), ma soprattutto con la pubblicazione nel ’72 dell’album ”Fetus”. Il grande successo di pubblico, dopo anni di sperimentazioni, è arrivato nell’81 con ”La voce del padrone”, primo album di un artista italiano a superare il milione di copie vendute. Quel successo commerciale fu deciso quasi a tavolino, come Battiato ha più volte dichiarato.
Dicendo fra l’altro: «Per me esiste solo questa legge: vado avanti per la mia strada. Chi è d’accordo, bene, chi non è d’accordo, bene lo stesso. Se poi viene il successo, tanto meglio...».
Di queste e altre cose si parla in ”Franco Battiato 1965-2007, l’interminabile cammino del Musikante” (Editori Riuniti), il libro di Vanna Lovato che è uno dei più completi e originali fra quelli dedicati all’artista nato a Jonia, paesino in provincia di Catania.
Nel doppio concerto triestino Battiato sarà accompagnato dalla sua ultima formazione, che comprende Manlio Sgalambro (l’anziano filosofo con cui Battiato collabora da anni, e che dal vivo regala con la sua voce un tocco di ulteriore unicità alle performance), Carlo Guaitoli (pianoforte), Angelo Privitera (tastiere e programmazione), Davide Ferrario (chitarre e voce) e il Nuovo Quartetto Italiano (Alessandro Simoncini, primo violino; Luigi Mazza, secondo violino; Demetrio Comuzzi, viola; Luca Simoncini, violoncello).
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