sabato 21 febbraio 2009

SANREMO 3


Il Sanremo di Bonolis affronta la terza curva e tiene bene la strada. Gli ascolti non crollano, anche senza Benigni. Ieri apertura con il piano di Giovanni Allevi e poi spazio ai giovani, ognuno col suo illustre padrino: grande musica allora, con Cocciante, Pino Daniele, Zucchero, Bacharach, Dalla... Ma il Festival non piace al Vaticano. Prima l'Osservatore Romano, poi l’agenzia cattolica Sir. Che stronca il Festival: dà della società italiana «la sua immagine più stereotipata e banale, quella falsa, confezionata ogni giorno dalla televisione». Che dire? Parole sante.


---


Il Sanremo di Bonolis affronta la terza curva, ripesca Al Bano e Sal Da Vinci, ma tiene ancora bene la strada. Apertura con il pianoforte spericolato di Giovanni Allevi, che esegue il tema della ”Leggenda del pianista sull'oceano”, di Ennio Morricone, introdotto da una breve clip del film di Giuseppe Tornatore, con Tim Roth.

Dopo il ricordo di Oreste Lionello, subito spazio ai giovani, ognuno affiancato dal suo bravo, illustre padrino. Che ne approfitta per far sentire anche un proprio brano. Ed è finalmente l’occasione, dopo alcune ospitate delle edizioni passate, di vedere sul palco dell’Ariston una manciata dei maggiori protagonisti della canzone italiana.

Apre Filippo Perbellini, che si porta dietro Riccardo Cocciante e per la verità ne sembra il clone biondo, giusto un po’ più alto e carino. Silvia Aprile è supportata dalla chitarra di Pino Daniele, che poi regala una versione da brividi, leggermente rallentata, pianoforte e voce, di «Quando». Poi, fra i ”complimenti per il Festival” e un appello per la raccolta differenziata dei rifiuti, ci scappa anche una magica ”Napule è”.

Bella canzone per Karima (mamma livornese, babbo algerino), che raddoppia: la scortano nientemeno che il pianoforte di Burt Bacharach e la gran voce di Mario Biondi. Irene addirittura esagera: con lei supergruppo formato da papà Zucchero, Maurizio Vandelli, Dodi Battaglia e Fio Zanotti. Ma poi ci sono anche Chiara Canzian (altra figlia di un Pooh, Red Canzian) con Roberto Vecchioni, la talentuosa ”giovane” corista di sessantadue anni Iskra con Lucio Dalla (che ricorda ”4 marzo 1943” e ”Piazza grande”), la bravissima Malika Ayane (mamma milanese, padre marocchino) con Gino Paoli, Simona Molinari con Ornella Vanoni (omaggio a Tenco ma anche a Reitano), Barbara Gilbo con Massimo Ranieri, ovviamente Arisa con il nostro Lelio Luttazzi al pianoforte: ”Sincerità” è una gemma swing. Cui il grande artista triestino dà un degno seguito con ”Vecchia America”.

Sfilano anche i sei eliminati delle prime due serate: Afterhours, Tricarico, Iva Zanicchi, Al Bano, Nicolai e Di Battista, Sal Da Vinci. La giuria, quand’è ormai notte fonda, ne ripesca soltanto due: come detto, Al Bano e Sal Da Vinci. Che stasera si riaggregano alla compagnia. C’è pure la prima vincitrice: la napoletana Ania, che con ”Buongiorno gente” si aggiudica il primo Sanremo Giovani Web.

Intanto si apprende che il Festival non piace al Vaticano. Prima l'Osservatore Romano, poi l’agenzia dei settimanali cattolici Sir. Che scrive: «Un Festival che vuole essere specchio della società italiana ma che, paradossalmente, è destinato a dare di essa la sua immagine più stereotipata e banale, quella falsa, confezionata ogni giorno dalla televisione».

Che dire? Parole sante. Ma c’è di più: «Qualcuno si è spinto a dire che questa edizione avrebbe rappresentato l'ultima chiamata per uno spettacolo ormai alla frutta. A giudicare da quanto visto e ascoltato sinora non sembra essere distanti dal vero. A cominciare dalle canzoni in gara, in generale di mediocre qualità, che probabilmente non verranno ricordate per molto tempo».

Conclusione: «Una sorta di parentesi fuori dal tempo e dalla realtà, fatta di compensi stratosferici, di giovani comparse sullo sfondo, di giurie demoscopiche applaudenti tra il pubblico. Stonata con la realtà attuale della nostra Italia, dove le famiglie iniziano a fare i conti, anche in maniera dura, con la crisi economica. Un Festival che non è lo specchio della società ma che, invece, è l'immagine edulcorata e falsa della tv».

Nessun accenno alle parole di Benigni in difesa degli omosessuali. La replica di Bonolis: «Questo Paese è un bellissimo posto perchè garantisce a tutti di potersi esprimere. L'Osservatore ha voluto esprimersi così. L'importante è che si rispettino gli altri».

A margine, anche il piccolo giallo di un’intervista a Patty Pravo. Che sembrava destinata prima all’Osservatore Romano, poi a Radio Vaticana. Con annesso giudizio positivo sulla sua canzone, definita «l’unica da salvare della rassegna». Ma si scopre che l’intervista l’aveva fatta un sacerdote che collabora con la Rai, e che dunque il giornale e la radio del Vaticano non c’entravano nulla. Ma l’equivoco era bastato a qualcuno per titolare ”Patty, la diva sexy che piace al Vaticano”. Chiacchiere sul nulla, insomma.

Nessun commento:

Posta un commento