martedì 3 febbraio 2009

SANREMO TESTI


Festival di Sanremo, conto alla rovescia. Per chi è interessato alle piccole cose della kermesse (17/21 febbraio), segnaliamo che i testi delle 16 canzoni in gara fra i cosiddetti big al solito non brillano di luce propria. Mischiando tradizione e timide incursioni nel presente, nel paese reale. Insomma, il Festival di Bonolis sembra somigliare a quello di Baudo. Una macedonia dagli ingredienti appena più freschi.

La novità di giornata è che ci sarà anche Gianni Morandi a cantare con Pupo, Paolo Belli e Youssou N'Dour (mai trio fu più assortito...), nella serata di giovedì dedicata ai duetti. «L’opportunità» tratta un tema di stretta attualità: l’accoglienza nei confronti di chi arriva da lontano in cerca di un futuro migliore. Il progetto nasce attorno alla Nazionale cantanti, della quale Morandi è una storica colonna. E l’altro ospite, oltre al cantante di Monghidoro, sarà l’attore Raoul Bova. Compagnia assai composita, dunque.

L’altra novità è la gustosa lettera aperta che Cristiano Malgioglio manda a Povia: «Il tuo amico è guarito? Per me hanno detto che non c'è nulla da fare...». Si riferisce ovviamente a «Luca era gay», il rap che il cantautore toscano porta al Festival e ha già suscitato quasi tutte le polemiche della vigilia. «Ho appreso con grande gioia ed entusiasmo - scrive Malgioglio - che uno dei tuoi amici più cari è stato miracolato. Era gaio e non lo è più. Caro, con tutta l'ammirazione che io posso avere nei tuoi riguardi, mi trovi un po’ scettico, per la cosiddetta guarigione del tuo amico».

Un altro toscano, un’altra polemica. «L'Italia» di Marco Masini racconta, con accenti a tratti forti, alcuni dei guai di casa nostra. Da verificare soltanto se rimarrà il verso «È un Paese l'Italia che c'ha rotto i coglioni», o se, dopo le polemiche della vigilia, la sera di martedì verrà ...edulcorato. Di certo masici canterà: «È un Paese l'Italia dove tutto va male, lo diceva mio nonno che era meridionale, lo pensavano in tanti, comunisti presunti». Toni da denuncia sociale, in bilico fra canzone d’autore indignata e «L’italiano» di Cutugno, ovviamente non all’altezza di analoghi brani già passati alla storia della canzone.

Altri sfoghi, altre denunce nel brano dei Gemelli Diversi, «Vivi per un miracolo». Rap arrabbiato, che mette assieme aborto, baby prostituzione e violenza domestica, trattando dei mali che spesso si annidano tra le pareti domestiche. «Parla dei dimenticati, degli sconfitti, dei cuori infranti e della loro voglia di cambiare le cose - precisano i Gemelli Diversi -. Ma ricorda l’obbligo di rimanere vivi, di non farsi prendere dall'assuefazione che tende a trasformare le ingiustizie e perfino le tragedie in ordinaria quotidianità».

Approccio analogo per gli Afterhours, nella loro «Il paese è reale». La band di Manuel Agnelli non tradisce la sua anima rock per presentarsi dinanzi alla platea festivaliera. E propone un brano vibrante di rabbia e desolazione, in una società sempre più priva di punti di riferimento.

Patty Pravo si è affidata a un autore debuttante, il sardo Andrea Cutri, per tornare all’Ariston con «E io verrò un giorno là». Tradizione francese, fra Brel e Ferrè, retaggi di melodramma, ma anche livide chitarre rock. Per una performance che promette di ricordare quella del ’97 con «E dimmi che non vuoi morire». Il vincitore dell’altra edizione del Festival targata Bonolis, Francesco Renga, ci riprova con «Uomo senza età», una sorta di «Nessun dorma» in chiave pop, con tanto di citazione dell'aria pucciniana. Bel canto puro, quello che di solito funziona sempre.

Tricarico ritorna con «Il bosco delle fragole», filastrocca stralunata e demenziale che potrebbe bissare il successo dell’anno scorso con «Vita tranquilla».

Degli altri - dal vecchio Al Bano al giovane Marco Carta, dall’incompiuta Dolcenera all’eterno Fausto Leali, passando per Alexia, Nicolai/Di Battista, Iva Zanicchi, Sal Da Vinci... - avremo ancora tempo per parlare.

Nessun commento:

Posta un commento