giovedì 21 febbraio 2013

Libro FEGIZ

A novembre lo abbiamo visto anche a Trieste, al Rossetti. E mentre il tour dello spettacolo va avanti (dal 5 al 7 aprile torna a Milano, al Teatro Nuovo), “Io odio i talent show” è diventato anche un libro. L’avventura di Mario Luzzatto Fegiz, il giornalista e critico musicale triestino “prestato” al palcoscenico, prosegue dunque a tutto campo, allargando il raggio d’azione. Tranquilli: il volume (Gve, pagg. 160, euro 12,90) non è solo il testo dello spettacolo, ma comprende anche molte parti - aneddoti, curiosità, ricordi, articoli - che non trovano spazio in scena, dove il nostro è affiancato dal chitarrista e cantante calabrese Roberto Santoro e dal fisarmonicista ucraino Vladimir Denissenkov. Show e libro, entrambi realizzati con la collaborazione di Giulio Nannini e Maurizio Colombi, nascono comunque dall’autoironica riflessione di un critico che vede il suo ruolo, la sua potenza spazzati via nell’epoca dei talent show, dei social network, dei televoti, degli sms. Fegiz odia i talent show perchè hanno posto fine alla dittatura della (sua) critica. Un critico musicale in pieno psicodramma, un tempo temuto e rispettato, che si deve confrontare con una nuova realtà. Abituato dagli anni Settanta a fare il bello e il cattivo tempo, si scopre esautorato da una contestazione che agisce in tempo reale, con i fan degli artisti pronti a coglierlo in fallo fra lazzi e insulti. Addestrato a operare con certezze come Beatles o Elton John, o con artisti italiani di grande caratura, scopre che cantanti da lui detestati o ignorati hanno successo ugualmente. Nel suo delirio-vendetta-sfogo, il critico si descrive così: «Di mestiere faccio quello che vi dice se vale la pena di spendere cinquanta euro per un concerto o quindici per un cd. Per misteriose ragioni da quarant’anni costringo pubblico e artisti a confrontarsi con la mia incompetenza. E ho visto cose che voi umani neanche potete immaginare...». Fegiz squaderna decine di aneddoti su Tenco e Mogol-Battisti, su De Gregori e Madonna, su Sanremo e i personaggi emersi dai “talent”. E ancora i ricordi degli incontri con Fabrizio De Andrè, Giorgio Gaber, Adriano Celentano, Mick Jagger, Bruce Springsteen, David Bowie, Mike Bongiorno... Fra gli aneddoti più gustosi, l’episodio - assente nello spettacolo - di un’antica avventura con una giovane fan di Gianna Nannini, incrociata nella hall di un grande albergo di Montreaux, perdutamente innamorata della rocker toscana ma disposta a tutto a patto di sentirsi raccontare storie, vere o false non importa, riguardanti l’oggetto del suo desiderio... Un piccolo grande viaggio che parte da un’autoironica confessione. Ma che diventa ben presto lo spunto per raccontare - oltre a parte della sua vita - fatti e misfatti di mezzo secolo di musica popolare. Ammonisce l’autore: ogni tempo ha la sua musica, e ogni musica ha il suo tempo, Oltre che la sua dignità. Ma chissà se in questo mondo che va veloce la critica ha ancora un ruolo, un peso, un senso...

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