giovedì 28 febbraio 2013

libro lucia visca su DIMISSIONI PAPA

Ancora poche ore. Stasera alle 20 termina il pontificato di Benedetto XVI. Poi comincia il rito antico del conclave. E senza nessun funerale da celebrare. Sembrava impossibile. Per la prima volta nell’era moderna un papa si dimette. L’annuncio due settimane fa, lunedì 11 febbraio. Alle 11.46 l’Ansa fa sapere al mondo che Papa Benedetto XVI ha deciso di lasciare. Decisione storica, che in pochi minuti fa il giro del pianeta. Lucia Visca, giornalista e saggista romana, quella mattina ha un motivo in più per essere sorpresa. Da due anni sta lavorando a un libro proprio sul papa tedesco. Non c’è ancora una data per la pubblicazione. Ma... Parla subito con il suo editore, decidono assieme che l’occasione non permette temporeggiamenti. Un’ampia base da cui partire, una settimana di duro lavoro e oggi, giorno in cui la Cattedra di Pietro rimarrà vacante, esce “Benedetto XVI, missione compiuta”, sottotitolo “L’addio del papa che ha disegnato il futuro della chiesa cattolica fra scandali e congiure” (Castelvecchi Rx editore, pagg. 128, euro 9,50). Visca, allora è un “istant book”? «Certo, nel senso che esce pochi giorni dopo l’annuncio delle dimissioni. Da un lato sono soddisfatta di “essere sulla notizia”, dall’altro un po’ mi dispiace perchè un papa come questo avrebbe di sicuro meritato maggiore e ulteriore approfondimento». Com’è nato il libro? «Sulla notizia. Stavo lavorando da due anni su questo papa. Quando però è stato dato l’annuncio delle dimissioni, d’accordo con il mio editore, ho buttato tutto (quasi tutto...) e ho ricominciato da capo». Come ha aggiornato il lavoro? «Non lo so. Posso dire solo in quanto tempo: una settimana di lavoro intenso, giorno e notte, correndo dietro alle decisioni clamorose che il papa ha continuato a prendere a raffica». Che papa è stato Benedetto XVI? «A mio modestissimo parere di cronista, è stato un papa molto innovativo. Non per le dimissioni, che comunque restano una rottura dirompente rispetto al ventre molle della curia romana. Lo è stato per molte cose che ha detto, a cominciare dal suo pensiero sull’amore». Che peso hanno queste dimissioni? «Valgono più di un giubileo, sul piano simbolico forse più del Concilio Vaticano II celebrato quest’anno per il suo cinquantesimo anniversario. Ricorrenza non senza significato nella storia personale di Benedetto XVI, perché proprio con il Concilio il giovane professore di teologia Joseph Ratzinger mosse i primi passi fra le mura leonine. Cinquant’anni sono tanti nella vita di un uomo e il papa ha dichiarato di sentirne tutto il peso». Lascia perché stanco o perché ha compiuto la sua missione? «Di certo è stanco, ma penso anche che abbia anche compiuto la sua missione. Nel senso che oltre quello che ha fatto non poteva fare, visti i limiti oggettivi di un’età avanzata e una salute malferma». Qual era la sua missione? «Quella che lui stesso ha dichiarato prima ancora di diventare papa. Fare piazza pulita della sporcizia nella Chiesa cattolica». Ci è riuscito? «Benedetto XVI, chiuse molte partite dello scandalo della pedofilia, riportata la sua idea di ordine nei movimenti ecclesiali, creati i nuovi cardinali e messo mano, almeno nei princìpi, a rendere più trasparente la finanza vaticana, deve aver concluso che la sua missione era compiuta, che il vincolo di mandato poteva essere sciolto». Dunque gli scandali hanno avuto un peso? «In qualche modo si, nel senso che hanno svelato al mondo quanto in curia molti già sapevano e hanno rivelato le divisioni della curia e le lotte intestine fra le varie cordate». C’erano stati segnali, avvisaglie delle dimissioni? «Certo. Da qualche mese non faceva altro che chiedere scusa per i suoi malanni. Il primo novembre 2012 interruppe l’Angelus di Ognissanti per confessare ai fedeli: “Oggi non leggo molto bene”. E poi della possibilità di dimissioni, introdotta nel codice di diritto canonica da Paolo VI, il papa ha parlato già due anni fa nel libro “Luce del mondo”». Continui. «Quel libro uscì a novembre 2010. Era una lunga intervista a Ratzinger di Peter Seewald. I due si parlano, ovviamente, in tedesco. Dunque nessun equivoco sul significato semplice e definitivo di certe domande e certe risposte. Chiede Seewald: ha mai pensato di dimettersi? Risponde Ratzinger: quando il pericolo è grande non si può scappare. Ecco perché questo non è il momento di dimettersi. È proprio in momenti come questo che bisogna resistere e superare la situazione difficile. Questo è il mio pensiero, ci si può dimettere in un momento di serenità, o quando semplicemente non ce la si fa più. Ma non si può scappare proprio nel momento del pericolo e dire: se ne occupi un altro». Nel suo libro lei fa riferimento a un film del '76... «Ho tentato di fare un libro popolare. Ricordare un film minore di Luigi Magni, “Signore e signori buonanotte”, sulla ricerca del papa di transizione mi è sembrato il modo più diretto per rendere comprensibile quanto sta succedendo nella chiesa cattolica». Nanni Moretti aveva previsto (quasi) tutto... «Moretti è un raffinato intellettuale romano. Il secondo aggettivo è utile per rispondere alla sua domanda. I romani percepiscono a pelle che cosa non funziona oltre le mura leonine. In più “Habemus papam” è del 2011 e “Luce del mondo” è stato pubblicato nel 2010. Sicuramente Nanni Moretti aveva letto il libro del papa». Dopo le dimissioni il papa sembra più amato, più “simpatico” ai laici. «Senz’altro Ratzinger è un papa simpatico, come dice lei, agli intellettuali. Le sue dimissioni lo hanno reso quanto più umano possibile, il che di solito non guasta per attirare simpatie». Chi sarà il prossimo papa? «Ah, saperlo. Posso dire a chi vanno le simpatie della chiesa meno paludata e forse in cuor suo dello stesso Benedetto XVI: Luis Anton Tagle, giovane cardinale filippino, cinquantasei anni, che predica su youtube e che Reuters ha descritto come uno “con il carisma di Woytjla e la profondità teologica di Ratzinger”. Chissà che non sia proprio lui, il prossimo papa...».

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