martedì 5 febbraio 2013

Presentato 63.o SANREMO

Scordatevi Belen con la sua farfallina inguinale. Il Festival di Sanremo 2013, targato Fabio Fazio e Luciana Littizzetto (con il direttore musicale Mauro Pagani dietro le quinte), che si terrà dal 12 al 16 febbraio ed è stato presentato ieri nella città dei fiori, punta su qualità e leggerezza, sul “politically correct” e il birignao cerchiobottista. Un’arte, questa di unire l’alto e il popolare, nella quale il conduttore di “Che tempo che fa” è diventato con gli anni un maestro. «È una settimana di vacanza, vogliamo essere allegri. È l’affetto nei confronti del Festival che ci porta qui», ha esordito Fazio. Che qui in riviera, oltre a esser di casa (è nato a Savona e ha villa nei dintorni), ha già raccolto allori e prebende nelle edizioni ’99 e 2000, le più viste degli ultimi vent’anni. Per fare il tris si attinge nel presente (della musica) e nel passato (della musica e del Festival). Ecco allora la scelta di pescare dai personaggi dei “talent”, nella consapevolezza che sono rimasti una delle poche carte su cui può puntare un giovane che vuole tentare la carriera nel campo della canzone. Sotto dunque con Chiara Galiazzo, fresca vincitrice di “X Factor”, da cui arriva anche Marco Mengoni (terzo a Sanremo 2010). Dall’opposto fronte di “Amici” viene invece recuperata Annalisa Scarrone. Vanno tenuti d’occhio, considerato che nelle ultime edizioni (eccezion fatta per Vecchioni nel 2011), grazie al peso del televoto, ha sempre vinto un prodotto dei “talent”: Marco Carta, Valerio Scanu, Emma. Ma il presente della musica parla anche altri linguaggi, in passato decisamente trascurati e stavolta buttati nella mischia (i siciliani Marta sui tubi, i napoletani Almamegretta) o recuperati (Elio e le storie tese, Simone Cristicchi, Max Gazzè, Daniele Silvestri). Aggiungi un tocco di jazz (Raphael Gualazzi, partito proprio dai Giovani sanremesi, e l’accoppiata italoamericana Simona Molinari e Peter Cincotti), magari una spruzzata di neomelodico intelligente (Maria Nazionale), persino un gruppo idolo dei giovanissimi (i Modà, già sul podio festivaliero assieme a Emma), e il “cast contemporaneo” è pronto. Per mettere assieme il quale gli organizzatori hanno avuto una mezza genialata. Visto che il problema dei cosiddetti big è sempre stata la paura dell’immediata eliminazione (pur attenuata dal meccanismo dei ripescaggi), hanno recuperato dal passato remoto la formula del cantante che propone più brani. Sanremo, in fondo, nel lontano ’51, è nato così. La versione riveduta e corretta prevede che ognuno dei quattordici sedicenti campioni proponga due canzoni e l’eliminazione vada a colpire non i cantanti ma uno dei due brani di ciascuno. Sette martedì, gli altri sette mercoledì. E poi, alè, tutti felicemente in finale. Ma si sa com’è il passato, soprattutto quando in tolda c’è quel Fazio principe televisivo (anche) del revival. Si comincia con un assaggio, si finisce col piatto pieno. ecco allora quello che è già stato definito “il racconto della tradizione del Festival”, con la serata di venerdì appaltata a mostri sacri del calibro di Toto Cutugno, Ricchi e Poveri e Al Bano (che peraltro solo due anni fa ancora sgomitava in gara, finendo sul podio...). Arditi equilibrismi anche fra gli ospiti musicali: l’inarrivabile Caetano Veloso, la popstar israeliana Asaf Avidan, gli sfiziosi Antony & The Johnsons, ma anche Carla Bruni, ormai libera da incombenze da première dame. Tra gli ospiti non musicali, annunciati Claudio Bisio, Neri Marcorè e Beppe Fiorello (che presenterà la fiction su Modugno), ma si parla di un’incursione di Crozza. Il cui possibile arrivo introduce l’argomento Littizzetto. La paura delle sue bordate ha avuto tanta parte nel ventilato rinvio del 63.o Festival, “causa elezioni”. Saremmo sprofondati nel ridicolo, ma almeno questa ce la siamo risparmiata. Ora rimane da vedere se la mordacchia, all’inarrestabile piemontese, saprà resistere anche alla libertà della diretta. Speriamo ovviamente di no. Cosa rimane? Sempre sul filo tra musica colta e popolare, martedì omaggio a Verdi nel bicentenario nella nascita. La presenza dei direttori d’orchestra Daniel Harding e Daniel Barenboim, la sera della finale arriva Andrea Bocelli, che proprio dall’Ariston mosse i primi passi verso una fama ormai planetaria. Alcuni dei duetti della serata del venerdì, dedicata alla tradizione e alla storia del Festival: Antonella Ruggiero con i Marta sui tubi, Emma Marrone con Annalisa, Franco Cerri con Simona Molinari e Peter Cincotti. La giuria di qualità, che conterà per il 50% sulla vittoria finale (l’altra metà verrà decisa dal televoto), sarà formata da Nicola Piovani, Elonora Abbagnato, Stefano Bartezzaghi, Cecilia Chailly, Paolo Giordano, Carlo Verdone, Claudio Coccoluto, Rita Marcotulli. Ma c’è già la prima polemica. Anna Oxa, esclusa dal cast e presente alla conferenza stampa di presentazione, quello di quest’anno «non è un festival, è un sottoprodotto del primo maggio». La replica di Fazio: «Sanremo cerca di mettere insieme, e non di estromettere. Fatico a capire Anna». Insomma, pare sia davvero tutto pronto. Fiato alle trombe.

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