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mercoledì 13 febbraio 2013
SANREMO martedí
Va bene Crozza, ma le canzoni, interessano ancora a qualcuno le canzoni? In questo 63.o Sanremo, cominciato ieri sera e che teoricamente (assai teoricamente) dovrebbe tenerci incollati alla tivù fino a sabato notte, tutti fanno di tutto per farci scordare quello che dovrebbe essere l’elemento principale.
Quest’anno poi, stretti fra la campagna elettorale e le dimissioni del papa, le canzonette slittano ancor più in coda. Peccato, perchè la qualità (grazie al direttore artistico Mauro Pagani e a Fabio Fazio che l’ha chiamato) è superiore rispetto alle ultime edizioni. Si respira aria di normalità, di contemporaneità, di canzoni che potresti sentire anche fuori dal delirio festivaliero.
Ieri sera, al netto dell’omaggio a Verdi, degli abiti e delle freddure di Luciana Littizzetto, del ciclone Maurizio Crozza (sublime nella prima parte, debole e intimorito dopo le contestazioni), dei vari ospiti e delle solite amenità sanremesi, la novità delle due canzoni per artista (una sola va in finale, nessun big eliminato, tutti contenti...) ha permesso di apprezzare la prima parte del cast.
Marco Mengoni, prototipo del metrosexual, festeggiatissimo dalle fan, spara “L’essenziale” e “Bellissimo”: due potenziali hit, orecchiabili, interpretate con convinzione, mezzo punto in più per la seconda, firmata da Gianna Nannini e Pacifico. Ma passa la prima, e lo annuncia Marco Alemanno, compagno e collaboratore di Lucio Dalla, che viene così ricordato sul palco che lo ha visto tante volte protagonista. L’ultima un anno fa, umile spalla del giovane Pierdavide Carone.
Raphael Gualazzi, una forza. “Senza ritegno” si sviluppa su un crescendo irresistibile. “Sai (ci basta un sogno)” parte piano, poi si apre in un soul raffinato e al tempo stesso trascinante. Due grandi brani. Va in finale il primo.
Daniele Silvestri canta “A bocca chiusa” (fra Società dei magnaccioni e impegno militante) e “Il bisogno di te” (clima scanzonato, in cerca di un improbabile bis di “Salirò”). Passa la prima.
Atmosfere raffinate con Simona Molinari e Peter Cincotti. “Dr. Jekyll and Mr. Hyde” è un ironico e garbato gioiellino swing, musica del grande Lelio Luttazzi, testo di Alberto Zeppieri. “La felicità” ha un gusto retrò, un po’ stile “radio days”, e passa il turno.
L’inserimento nel cast del gruppo Marta sui tubi è segno di coraggio. Loro ripagano Fazio e Pagani con “Dispari” e “Vorrei”, due brani intensi, intelligenti e originali, un po’ rock e un po’ folk, come impone la scena internazionale più aggiornata.
A proposito di folk, di musica etnica. Ecco la napoletana Maria Nazionale, neomelodica in bilico fra una rilettura del fado (“Quando non parlo”, firmata Enzo Gragnaniello) e tradizione partenopea (“È colpa mia”, degli Avion Travel Peppe Servillo e Fausto Mesolella).
Chiusura dei big con colei che col passare delle settimane è salita fra i favoriti per la vittoria. Chiara, sconosciuta al grande pubblico anche dopo il trionfo a “X Factor”, è un’eccellente interprete. “L’esperienza dell’amore”, firmata da Federico Zampaglione e da suo papà Domenico, ha le carte in regola per diventare un successo. “Il futuro che sarà”, di Francesco Bianconi, quello dei Baustelle, è un tango sofisticato, con un bel testo.
Stasera gli altri sette. Ovvero Modà, Annalisa, Simone Cristicchi, Max Gazzè, Almamegretta, ma soprattutto Elio e le storie tese e Malika Ayane. Preparatevi. Che fino a sabato è lunga. E dura.
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