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lunedì 17 marzo 2014
domani mart GROOVE MACHINE al teatro miela, trieste
La “macchina del groove” va in moto domani sera al Teatro Miela. Due fra i migliori jazzisti italiani assieme a due colonne del jazz statunitense contemporaneo formano quello che un tempo si sarebbe chiamato un supergruppo.
Il sassofonista Gaspare Pasini, il pianista Dado Moroni, il contrabbassista Dave Zinno e il batterista Adam Nussbaum rappresentano ognuno per il proprio strumento una certezza assoluta. Hanno scelto di chiamarsi Groove Machine in omaggio a questo termine inglese di cui si fa un gran uso, a volte anche a sproposito, e che sta a indicare una serie ritmica che si ripete ciclicamente, di solito a ogni battuta.
Indica la ripetitività di una sequenza ritmica, anche se in realtà è un termine - molto popolare e in uso già negli anni Sessanta, soprattutto nella black music - che significa tante cose: dal solco del disco in vinile al concetto del divertimento (gli Earth Wind & Fire cantavano “Let’s groove”, e intendevano proprio “divertiamoci”), passando per l’equivalente di quello che in campo melodico è definito riff, ma anche per la capacità di un musicista di entrare in contatto con l’ascoltatore tramite il solo linguaggio ritmico.
Ma non divaghiamo troppo e torniamo ai nostri eroi. Pasini è un sassofonista di tecnica ed esperienza (classe 1958), che ha suonato fra gli altri con George Cables, Billy Higgins, Cedar Walton, Ray Mantilla e Carl Burnett. Recentemente ha realizzato un progetto dedicato alla musica di Art Pepper.
Edgardo “Dado” Moroni ha suonato con grandi americani come Ray Brown, Ron Carter, Johnny Griffin, Clark Terry, Peter Erskine, Alvin Queen. Classe 1962, vive e lavora fra l’Europa e gli Stati Uniti.
L’oriundo Zinno (classe 1960) è stato allievo di Gary Peacock, ha suonato con gente come Shawnn Monteiro, Diane Schuur, Sonny Fortune, Jimmy Cobb. Da anni alterna l’attività concertistica e discografica a quella didattica. È una sorta di predestinato, essendo nato esattamente nella casa confinante con l’area nella quale George Wein organizzò i suoi primi leggendari festival.
Siamo a Nussbaum, il veterano del gruppo, essendo nato nel 1955. Ammirato recentemente in Europa con Dave Liebman e Steve Swallow, ha suonato fra gli altri con Stan Getz, Michael Brecker, Jerry Bergonzi, Joe Lovano, fino a John Scofield e Carla Bley. Siamo insomma nei pressi delle leggende del jazz.
L’avventura musicale a quattro nasce dalla conoscenza e dall’amicizia fra questi artisti. Il ritmo è la chiave di volta della loro scommessa, della loro proposta dal vivo. Che nasce dall’immortale lezione di Duke Ellington, che sosteneva - quando parlava di jazz - che «non significa nulla se non ci metti quello swing...».
In programma, domani sera a Trieste, una serie di composizioni originali ma anche alcuni tra gli standard più affascinanti anche se meno frequentati dal repertorio contemporaneo dei concerti jazz.
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