giovedì 30 maggio 2013

DISCHI, ALMAMEGRETTA, La controra

La “controra”, con l’accento sulla seconda “o”, a Napoli e un po’ in tutto il Sud sta a indicare le primissime ore del pomeriggio estivo, nelle quali fa talmente caldo che è raccomandabile stare a casa a riposare. Per uscire, per tornare alle normali attività lavorative e non, c’è tempo più tardi, quando la calura diminuisce. I napoletani Almamegretta, dopo una carriera lunga ormai un quarto di secolo, contraddistinta da una godibile miscela di reggae, canzoni napoletane e nenie arabe, hanno scelto proprio questo termine per intitolare il loro nuovo disco, il primo dopo dieci anni di storie separate. «La controra - conferma Pablo Polcari, che con Raiz e Gennaro T costituisce la base originaria della band - per noi al Sud è quel momento che sta in mezzo alla giornata, dopo il pranzo. Il significato che si porta dietro è quello della riappropriazione del proprio tempo, della propria umanità. Crediamo infatti che oggi sia necessario ripartire dalle cose semplici». Un po’ lo stesso tema che la band aveva portato all’ultimo Sanremo, dove ha presentato il brano “Mamma non lo sa”, lo stesso che apre questo nuovo lavoro discografico. Prima la partecipazione al Festival e ora questo disco segnano il ritorno a casa di Raiz, dopo alcune prove soliste, non sempre felici. «Abbiamo ripreso il filo del discorso in modo naturale - dicono i tre - anche perchè in realtà non ci siamo mai separati completamente, viste le collaborazioni e i contatti che abbiamo mantenuto negli ultimi anni». Il risultato è buono, sembra di respirare nuovamente quel clima fertile della Napoli musicale degli anni Settanta. Il tema del tempo (“Tempo” era anche il titolo di un brano dell’album “Sanacore”, uscito nel ’95), del lavoro che troppe volte toglie tempo alla vita, sta al centro dell’opera. Che sembra volerci indicare l’urgenza di ritrovare la propria essenza umana soltanto al di fuori del lavoro, degli schemi mentali del consumismo e dell’accumulo di prodotti e ricchezza. Da segnalare al proposito il brano che chiude il disco, “Pane vino e casa”, il cui testo è ispirato a un discorso dell’industriale Adriano Olivetti pronunciato a metà degli anni Cinquanta in occasione dell’apertura della fabbrica di Pozzuoli. Oggi gli Almamegretta si considerano una sorta di gruppo aperto. «Più che una band ci siamo sempre considerati un collettivo - confermano -, dotato di un’immaginaria porta girevole all’ingresso, pensata proprio per far circolare nomi e personaggi della musica all’interno del gruppo». E infatti al progetto “Controra” hanno partecipato, oltre ai tre “padroni di casa”, anche Enzo Gragnagniello per “Na bella vita”, James Senese e Federico Zampaglione per “Onda che vai”, Gaudi e altri amici musicisti. Fra cui Gigi Di Rienzo che firma la produzione artistica.

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