lunedì 27 maggio 2013

GREEN DAY, bilancio positivo

Bagnati ma felici. La grande festa punk rock con i Green Day in piazza Unità è finita l’altra sera ben prima della mezzanotte, con le ultime note dei bis, il saluto di commiato di Billie Joe Armstrong e migliaia di ragazze e ragazzi che non avevano voglia di lasciare la grande piazza. E se qualcuno volesse rendersi conto di quanto sia forte il legame fra un artista, un gruppo rock e il suo popolo, beh, l’altra sera avrebbe avuto una buona occasione per testarne l’intensità. Almeno metà dei dodicimila (ma nell’ultima mezz’ora gli organizzatori hanno opportunemente fatto entrare anche quanti erano rimasti oltre le transenne) arrivava da fuori Trieste, molti da Slovenia, Austria, Croazia. Ore di viaggio, e poi altre ore di attesa sotto la pioggia che andava e veniva. Proprio come durante le due ore abbondanti dello show, in una serata quasi autunnale che comunque non ha fatto desistere nessuno. L’importante, l’altra sera, era esserci. E tanto basta. La band californiana ha ripagato la sua gente con uno show energico, suoni diretti, di effetto sicuro. Andando a pescare in un repertorio ormai sterminato, privilegiando brani della recente trilogia “¡Uno!, ¡Dos!, ¡Tres!” ma anche classici che stavano in album come “Dookie” (quello del botto, nel ’94, una quindicina di milioni di dischi venduti), “American idiot”, “21st Century Breakdown”. Si diceva ieri, a caldo (si fa per dire...), di un certo ritorno alle radici punk rock. Va detto che, assodato che ognuno deve fare soprattutto quel che sa fare meglio, senza avventurarsi in avventure a volte sterili, i Green Day funzionano soprattutto in questa veste: brani tirati, veloci, aggressivi, che concentrano il massimo dell’energia in tre minuti, magari composti su tre accordi, con riff e melodie immediate. Chi va a vedere la band californiana questo si aspetta e questo vuole trovare. Della serie: brutti, sporchi e cattivi. Qualcuno è rimasto turbato - non fra i fan duri e puri - per qualche espressione non esattamente “politically correct” e persino una mezza bestemmia scappata al leader a metà concerto, durante un saluto alla folla. Anche qui discorso simile: un concerto punk non è una serata per educande e nemmeno uno spettacolo di Andrea Bocelli. Chi non gradisce forse è meglio che vada al cinema, dove fra l’altro di solito non piove. Alla fine della fiera, dunque, bilancio assolutamente positivo per quello che era sembrato un azzardo (un concerto punk rock nel salotto buono cittadino) e che ha rischiato di venir compromesso solo dalle condizioni atmosferiche di questo maggio autunnale. Molti dicono che, dopo il trionfo di Bruce Springsteen lo scorso anno allo Stadio Rocco, sarebbe stato più opportuno far svolgere nella struttura sportiva di Valmaura anche il concerto dei Green Day. Comune e Azalea Promotion, con il supporto di Turismo Fvg, hanno puntato al centro. E hanno vinto la partita.

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