sabato 25 maggio 2013

GREEN DAY oggi a trieste

L’unica incognita è rappresentata dalle condizioni atmosferiche. Per il resto, tutto è pronto in piazza dell’Unità per il concerto dei Green Day. Sono attese diecimila persone. Il gigantesco palco è stato montato. Certo, pioggia e vento e freddo di ieri (la colonnina del mercurio sotto i dieci gradi, a fine maggio, a Trieste, non si ricordava da decenni...) non sono il viatico migliore per uno spettacolo musicale all’aperto, che per forza di cose nasce anche come una grande festa di pubblico. Ma per oggi si spera in un miglioramento, almeno nella seconda parte della giornata e in serata. E allora il suggestivo scenario della grande piazza sul mare, completo delle luci sui palazzi che la circondano per tre lati su quattro, potrebbe dare il miglior benvenuto al gruppo californiano. Ma chi sono i Green Day? Amatissimi dai fan, per gran parte giovani e giovanissimi, forse non godono ancora di una popolarità che attraversa le generazioni (ogni riferimento a Bruce Springsteen, che ha aperto l’ennesimo tour italiano l’altra sera in piazza del Plebiscito a Napoli, con il sindaco di Trieste Cosolini nelle primissime file, è puramente casuale...). Reduci da un anno movimentato, con la pubblicazione di tre album in pochi mesi ma anche con l’interruzione del tour a ottobre a causa del malore con successivo periodo di disintossicazione del chitarrista e cantante Billie Joe Armstrong, i Green Day hanno alle spalle una storia musicale lunga ormai un quarto di secolo. Nascono attorno all’87 a Berkeley, California, sulle ceneri dei Sweet Children, un gruppo di Rodeo, altra città californiana, nel quale Armstrong e il bassista Mike Dirnt suonano sin da giovanissimi. Il debutto discografico è dell’89, con l’ep “1000 Hours”. Poco più di un esperimento, completato l’anno successivo da un altro ep, “Slappy”, ma soprattutto dal primo album, intitolato “39 Smoothe”. Nel ’92 arriva “Kerplunk!”, che vede l’ingresso in formazione del batterista Tre Cool. Il nuovo arrivo, una consapevolezza nuova e il cambio di etichetta (la band firma per la Reprise) portano a “Dookie”, terzo album, pubblicato nel ’94. È il botto tanto atteso: il disco vende oltre nove milioni di copie in tutto il mondo. Tutti vogliono i Green Day, tutti ascoltano i Green Day. Seguono affollati tour prima negli Stati Uniti e poi in tutto il mondo. Gli album “Insomniac” e “Nimrod”, rispettivamente nel ’95 e nel ’97, rapprentano la consacrazione discografica di una band osannata fra i giovani di mezzo mondo. Rapida come l’ascesa arriva anche la crisi. Creativa e qualitativa. I tre “ragazzacci” staccano la spina per un periodo, due o tre anni. Tornano nel 2000, con l’album “Warning”, ma qualcosa sembra essersi rotto nel delicato equilibrio che lega una band al suo popolo. Il disco non ha il successo dei precedenti, e anche le critiche non sono positive. Una raccolta, con il prevedilissimo titolo “International superhits”, per tirare nuovamente il fiato. E poi nel 2004 arriva il rilancio, sotto forma dell’album “American idiot”, che si presenta in forma di rock opera. I Green Day fanno di nuovo centro, tornano ai vertici delle classifiche, gli organizzatori fanno di nuovo la fila per allestire i loro tour e il pubblico non resiste all’antico ma rinnovato richiamo. La tournèe che segue il disco è trionfale, immortalata nel cd/dvd dal vivo “Bullet in a bible”. Ma i nostri eroi sembrano aver imparato la lezione. Non si fanno più spremere, evitano lo stress di un disco dietro l’altro, di un tour dietro l’altro. Coltivano persino progetti paralleli alla ditta principale, pubblicando nuove canzoni in rete sotto lo pseudonimo Foxboro Hot Tubs. “21st century breakdown” esce nel maggio 2009, anticipato dal singolo “Know your enemy”: è un’altra rock opera suddivisa in tre atti e composta da diciotto brani. Quasi un manifesto politico sociale, una sorta di ammonimento contro il pericolo della rassegnazione per una generazione prostrata dopo otto anni di governo Bush. Musicalmente, dopo le sgroppate punk-rock, si assiste a un recupero del rock più classico degli anni Ottanta, con citazioni da mostri sacri come Who, Queen, Springsteen... Il resto è storia di oggi. Nel 2010 debutta il musical tratto da “American idiot”, nel 2011 esce un altro cd/dvd dal vivo, intitolato “Awesome as f**k”, nel 2012 viene annunciata la pubblicazione del nuovo album, diviso in tre capitoli: “¡Uno! - ¡Dos! - ¡Tré!” viene pubblicato tra settembre 2012 e gennaio 2013. Stasera Billie Joe Armstrong (chitarra e voce), Mike Dirnt (basso e voce secondaria) e Tre Cool (batteria) saranno a Trieste, per la seconda tappa italiana del loro “99 Revolutions Tour”. L’altra sera erano vicino Milano, a Rho. A giugno tornano: il 5 a Roma, il 6 a Casalecchio di Reno, Bologna.

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