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mercoledì 31 dicembre 2014
La favola viennese di Natale del baritono triestino Paolo RUMETZ
Quasi una favola di Natale, quella capitata in questi giorni a Vienna al baritono triestino Paolo Rumetz. In forza da un anno e mezzo al Wiener Staatsoper, il più importante teatro d’opera austriaco e uno dei tre nella capitale, la scorsa settimana viene chiamato a sostituire nella nuova produzione del “Rigoletto”, alla prova generale e all’antigenerale, il famoso baritono inglese Simon Keenlyside che sta poco bene.
Rumetz se la cava molto bene, tanto da ricevere i complimenti del direttore d’orchestra Myung-Whun Chung («ma perchè non facciamo cantare lui...», pare abbia detto al sovrintendente Dominique Meyer). Ma Keenlyside si rimette e alla prima in scena c’è lui.
«Al pomeriggio tutto sembrava tranquillo - racconta ancora incredulo Rumetz, classe ’62 -, tanto che la sera della prima ero a casa mia, a cena con amici, e mi apprestavo a seguire l’opera alla radio. Al secondo atto mi sono reso conto che c’era qualcosa che non andava, a un certo punto Simon ha smesso di cantare mentre l’orchestra è anadata avanti...».
Ancora il baritono: «Devo dire che non ho fatto in tempo a realizzare cosa stesse accadendo che ha cominciato a squillare il telefono. Convocato seduta stante. Per fortuna abito a due passi dal teatro, dunque è bastato un taxi, ma erano disposti a mandarmi un auto scortata dalla polizia... Comunque in un paio di minuti ero in teatro, pronto per il terzo atto».
È andato tutto talmente bene, mentre Simon Keenlyside dava il definitivo forfait, che dopo i fasti della prima Rumetz ha fatto, anzi, sta facendo anche tutte le repliche: ieri sera e il 2 gennaio le ultime due.
«Sono arrivato qui un anno e mezzo fa - riflette il cantante triestino, che in carriera ha lavorato alla Scala e alla Fenice, ma anche in Germania, Francia e Giappone -, spinto dalla difficile situazione dei teatri in Italia, ma anche dalla voglia di mettermi alla prova. Non avevo mai cantato il “Rigoletto” e mai avrei pensato di farlo per la prima volta allo Staatsoper, in mondovisione, con tremila persone e i critici europei in sala. Mi hanno visto dappertutto, ne hanno scritto tutti i giornali, ricevo complimenti da mezzo mondo. È un’opportunità fantastica».
«Una svolta per la mia carriera? Lo spero. Di certo - conclude Rumetz - in Italia il lavoro comincia a mancare anche nel nostro settore. Qui invece ho la fortuna di lavorare in una struttura molto buona, la musica è cultura non soltanto a parole...».
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