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domenica 8 gennaio 2012
LA MUSICASSETTA HA 50 ANNI
La musicassetta compie cinquant’anni, e ci ricorda che c’è stato un tempo - nemmeno troppo lontano - in cui la musica girava di mano in mano, casa in casa, città in città, soprattutto attraverso degli oggetti: i dischi di vinile (45 e 33 giri, ai tempi dei vecchi grammofoni persino i 78 giri), poi sopppiantati dai cd (i compact disc nati nell’82 e molto diffusi fra gli anni Ottanta e Novanta), ma anche i nastri magnetici e soprattutto quelle scatolette di plastica contenenti il nastro da incidere o già inciso. Le musicassettte, appunto.
Quello che oggi può essere considerato un vero e proprio oggetto di modernariato, o di archeologia industriale, ormai difficile da trovare persino nei mercatini dell’usato, venne inventato dalla Philips nel ’62, mezzo secolo fa, appunto. Anche se la commercializzazione in grande stile risale all’anno successivo.
Quelle “vergini”, di durata varia, che andava di solito dai trenta ai centoventi minuti (le C30, le C60, le C90, le C120... ricordate?), servivano a registrare i dischi in maniera quasi sempre artigianale e casalinga, oltre che assolutamente “pirata”, e di fatto aprirono la strada alla crisi del mercato discografico. Era infatti molto più economico, per cinque amici, comprare un solo disco e farne delle copie, con tanti saluti alle royalties discografiche e ai diritti Siae.
Le musicassette da registrare scatenarono anche la febbre delle “compilation private”: dai dj più rinomati fino all’ultimo appassionato, ognuno metteva in fila i propri brani preferiti, magari da regalare al partner. Ci fu anche chi trovò la maniera, non soltanto a Napoli, per sviluppare un floridissimo mercato illegale.
Ma c’erano anche le musicassette “legali”, prodotte e vendute dalle stesse case discografiche, quasi sempre allo stesso prezzo dei 33 giri in vinile: un album veniva di solito pubblicato su vinile e in musicassetta. Ottima e pratica per le autoradio e quando arrivarono sul mercato i cosiddetti “walkman”.
Negli anni d’oro, fra i Settanta e gli Ottanta, le musicassette si vendevano a milionate, insidiando il vinile. Oggi resistono a margine del mercato, soprattutto per usi professionali legati alla registrazione dei parlati. Muovono numeri ridottissimi, spazzate via dal digitale, dai file mp3, dai download all’inizio gratuiti e illegali, poi legali e a pagamento, che hanno dato prima la botta che poteva essere finale al mercato discografico, ma poi, grazie alle intuizioni di Steve Jobs e della Apple, hanno contribuito a risollevarlo.
Oggi che la musica è immateriale, mentre il vecchio vinile torna di moda, il cinquantenario della musicassetta ci riporta indietro nel tempo. Magari a quelle volte in cui il nastro usciva dalla scatoletta e ci voleva una penna bic per riavvolgerlo, stando attenti a non romperlo...
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