mercoledì 4 gennaio 2012

LUCREZIA LOSURDO


La mamma ascoltava Ella Fitzgerald ma anche Bob Dylan. Lei ha studiato pianoforte al conservatorio («ho cominciato a “giocarci” a cinque anni...»), ma anche greco e latino al Petrarca. Da tre anni vive a Milano, dove frequenta il terzo anno di Economia e gestione dei beni culturali e dello spettacolo. Per tentare la carta di Sanremo, ha scelto una canzone elegante e raffinata, intitolata “Il mare e la bora”.

Lucrezia Losurdo ha ventuno anni, è triestina, e partecipa alle selezioni per Sanremo Social (sorta di anteprima del festivalone sul web, passata la quale i più votati vanno a Sanremo Giovani) con uno sponsor d’eccezione: il musicista Sergio Cossu, già tastierista dei Matia Bazar.

«Ho scoperto Lucrezia l’anno scorso, partecipava alle selezioni di “X Factor” - spiega Cossu, milanese, classe ’60 -. La vidi cantare “Roxanne” dei Police a cappella, mi colpì la voce drammatica, profonda. Sapevo solo che veniva da Trieste, chiamai l’amico Gabriele Centis della Casa della musica, che mi mise in contatto con lei in un nanosecondo...».

La ragazza un anno fa comincia dunque un lavoro che ora sta per produrre l’album d’esordio, di cui questo particolarissimo brano jazzato, scritto da Mauro Berardi e Gina Savino, che profuma “di Trieste e di bora”, è solo il gustoso antipasto. Sul sito di Sanremo Social, dove è possibile votarlo («anzi: votate, votate, votate...», chiede lei), c’è il video, ambientato vicino al mare e nelle strade e piazze della città.

«L’anno scorso ”X Factor” - ricorda Lucrezia - è stato un trampolino di lancio, sono arrivata seconda nelle selezioni finali andate in onda nella striscia quotidiana di “Extra Factor”. Nel 2009 avevo anche vinto un concorso di Mtv, dopo il quale ho presentato con Elisabetta Canalis e Carlo Pastore una settimana di “Trl” da Genova. Prima, oltre agli studi di pianoforte, avevo seguito corsi di canto alla Casa della musica. Ma è stato l’incontro con Sergio a darmi la spinta decisiva».

Ancora la giovane artista: «Sono cresciuta fra jazz, blues e rock. Mia madre è un’appassionata. A casa mia, da bambina, si ascoltavano i dischi di Ella Fitgerald, Ray Charles, Louis Armstrong. Ma anche Dylan, Hendrix, Led Zeppelin, Doors. Fra gli italiani, ho sempre amato molto De Andrè e Guccini...».

Stasera alle 18, all’Harry’s di piazza Unità, Lucrezia Losurdo (cognome di origine pugliese) “debutta” nella sua città con un concerto nell’ambito della rassegna “Le vie del caffè”. Con lei, un gruppo di cui fa parte ovviamente Cossu. Il cui legame con Trieste è sempre più stretto. Oltre alla produzione del disco di Lucrezia, collabora infatti da anni con la Casa della musica e ha curato il cofanetto con le musiche da film di Lelio Luttazzi.

«Amo molto questa città, spero di venirci sempre più spesso», confessa il musicista, che oltre alla militanza nei Matia Bazar (dall’84 al ’99, firmando successi come “Ti sento”, “Souvenir” e “La prima stella della sera”), ha scritto alcuni dei maggiori successi di Miguel Bosè in spagnolo (“Sevilla” e “Amante bandido”) e ha una sua etichetta jazz, “Blue Serge”.

«Sono stato nei Matia Bazar - conclude Cossu - quindici anni. Sono uscito dopo la morte di Aldo Stellita, fondatore del gruppo, avvenuta nel ’98 proprio in questa regione, a San Giorgio di Nogaro, dove viveva con la sua compagna friulana. Scomparso lui, e dopo che Antonella Ruggiero era già uscita da tempo, il gruppo per me non aveva più senso...».

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