«La storia è fatta di fluttuazioni. Dopo anni bui, possono e debbono arrivare tempi migliori. Anche se non sai mai quando hai toccato il fondo. Ecco, mi sforzo di pensare, di sperare che l’Italia sia alla vigilia di un nuovo rinascimento, di una vita migliore, nella quale ci si occupi di cose più importanti. Oggi il mondo sembra grigio, ma qualcuno può sempre accendere la luce, prendere coscienza, provocare una reazione. E’ proprio quando ti viene negata la libertà che la cerchi con più forza, con più ostinazione...».
Parole di Lucio Dalla, un anno fa, presentando la tappa triestina del tour “Work in progress”, in coppia con De Gregori, trentadue anni dopo “Banana Republic”. In trentacinque anni di interviste, in lui abbiamo trovato sempre una persona cortese, disponibile, attenta alle cose della vita, alle vicende delle città che ospitavano i suoi concerti.
Persino quella volta, nell’aprile 2004, quando arrivò a Trieste per presentare la sua opera “Tosca: amore disperato”, e si trovò coinvolto nell’incidente che l’aereo proveniente da Roma subì nell’atterraggio a Ronchi dei Legionari: «Stavo sonnecchiando, ho sentito un gran botto, pensavo fosse scoppiata una ruota, poi mi sono reso conto che l'ala destra dell'aereo si era spezzata di netto, finendo contro un camion che si trovava incredibilmente sulla pista...».
Ma torniamo all’ultima intervista, quella di un anno fa. L’Italia del ’79, quella di “Banana Republic”? «Più stimolante - disse Dalla -, più piacevole, più curiosa, forse anche più autentica. Sentivamo il vento delle idee nuove, di una socialità diversa. C’era la voglia di tirar fuori la parte migliore di ognuno di noi. Oggi c’è più tecnologia, ma tutto sembra molto più finto, essendo virtuale. La realtà risulta più annacquata. Anima e cervello vengono alterati, spesso sono peggiori».
Lirica. «E’ sempre stato un mio grande amore. Ormai ho fatto diverse regie. Ora devo tornare in Irlanda per uno Stravinkij e un ”Arlecchino” di Busoni. È che non ho abbastanza tempo... Ma mi aiuta il fatto di avere tre studi di registrazione: a Bologna, alle Tremiti e sulla barca. Sto scrivendo anche tre colonne sonore: per il nuovo film di Pupi Avati, per un ”Pinocchio” di Enzo D’Alò, per un altro film la cui sceneggiatura è stata scritta dal nipote di Bob Kennedy».
Berlusconi. «Lo frequentavo ai tempi di Craxi. Tipo simpatico, generoso, divertente. Lo considero un amico anche se non condivido nulla di lui. Già allora si intuiva che avesse un destino diverso dall’edilizia e dalle televisioni».
Siamo a fine impero? «Boh. Di certo in altri paesi, se uno avesse fatto un quarto di quel che ha fatto lui, sarebbe a casa già da un pezzo. Comunque non mi ha mai sconvolto lui, mi turbano quelli che lo votano. E forse - concluse Dalla - continueranno a votarlo».
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