giovedì 1 marzo 2012

TEATRO DEGLI ORRORI, PARTE TOUR, TRIESTINO FRANCESCO VALENTE

C’è un triestino che suona in uno dei migliori gruppi rock italiani usciti di recente. Lui si chiama Francesco Valente, ha trent’anni, suona la batteria. Il gruppo è Il Teatro degli Orrori, il cui tour “Il mondo nuovo” (stesso titolo del loro terzo album, uscito un mese fa) debutta stasera alle 21.30 al Deposito Giordani di Pordenone.
Di Valente abbiamo scritto su queste colonne oltre vent’anni fa. Era solo un bambino, ma anche il più giovane allievo di batteria alla Scuola di Musica 55, affidato alle cure di Gabriele Centis, allora batterista e insegnante, oggi anche direttore della Scuola di Musica di via dei Capitelli.
«Avevo cominciato con la batteria a cinque anni - ricorda Francesco -, seguendo le lezioni di Gabriele. Poi, diciamo fra i dieci e i tredici anni, mi sono innamorato degli strumenti a corda, soprattutto violino e chitarra. Ma fu un’infatuazione breve. Dopo i quattordici anni ho cominciato a studiare percussioni al Conservatorio, purtroppo non ultimando il corso di studi. E nel contempo sono arrivati i primi gruppi, i primi concertini nelle scuole, le prime collaborazioni...».
Insomma, il percorso di tanti ragazzi innamorati della musica. L’unica particolrà, nel caso di Valente, è che questo percorso è cominciato decisamente presto. Dopo anni di apprendistato, il destino di enfant prodige comincia a diventare realtà quasi necessariamente fuori da Trieste, nel vicino Veneto.
«Ho conosciuto Pierpaolo Capovilla nel giro dei musicisti veneziani - prosegue Valente -. Assieme abbiamo dato vita prima al gruppo One Dimensional Man. Con noi c’era già il chitarrista Gionata Mirai, già leader dei Super Elastic Bubble Plastic. Suonavamo in una sala prove abbastanza precaria a Marghera. Ma in trio sentivamo che mancava qualcosa. Con l’arrivo del quarto elemento, il bassista Giulio Ragno Favero, che era già con noi nei primi Odm, possiamo dire che è nato Il Teatro degli Orrori».
Nel 2007 esce il primo album, “Dell’impero delle tenebre”, pubblicato dall’etichetta pordenonese La Tempesta Dischi (quella dei Tre Allegri Ragazzi Morti, per cui incide anche Vasco Brondi con le sue Luci della centrale elettrica). Riscontro di pubblico e di critica subito buono, lungo tour di successo, la band diventa una punta di diamante del nuovo rock alternativo di casa nostra. Nel 2009 esce il secondo album, “A sangue freddo”. Un mese fa, il citato terzo capitolo.
«Il nostro - spiega Valente - è uno spettacolo molto teatrale, già nel tributo presente nel nome che ci siamo dati, citazione del “Teatro delle crudeltà” di Artaud. Musica e parole sono sullo stesso piano, e in questo la scelta di scrivere e cantare in italiano (con One Dimensional Man cantavamo in inglese) è stata molto importante».
Per realizzare “Il mondo nuovo” la band ha passato un periodo a Lari, un borgo medievale nelle colline pisane, lontano dal caos metropolitano. L’autore dei brani è Capovilla, sul suo lavoro si innestano poi i contributi degli altri membri della band. Il mastering finale è stato affidato a Matt Colton, nell’Air Studio di Londra.
«E’ una specie di concept album - prosegue “Franz” -, formato da sedici piccole biografie: storie di emigrazione, mischiate alle storie di chi rimane e combatte comunque la sua battaglia per la vita».
Da batterista di un gruppo rock di successo, Francesco Valente fa ormai da anni vita da pendolare: fra Trieste, il Veneto e tutti i luoghi dove lo porta la sua musica. Oltre vent’anni fa, in quel primo articolo dedicato al “batterista bambino” su queste colonne, riportavamo una sua confidenza fatta alla madre, di ritorno da una lezione ovviamente di batteria: «Non so se voglio fare il musicista, da grande. Ogni sera in una città diversa, sempre in tournèe, mai un po’ di tranquillità. Che vita dura mi aspetta, mai una notte con mia moglie...».

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