lunedì 5 marzo 2012

DOPO IL PALATRIESTE, NUOVO LUTTO A REGGIO CALABRIA

Palchi sempre più grandi, strutture affette da gigantismo, faraonici impianti di amplificazione e luci. E di conseguenza lavori di montaggio/smontaggio sempre più complessi, che impongono ritmi di lavoro pesanti. Basti pensare che la tragedia di Reggio Calabria, a tre mesi da quella al PalaTrieste nella quale ha perso la vita Francesco Pinna, è avvenuta dopo le due di notte, mentre una squadra di operai stava lavorando perchè tutto fosse pronto per il concerto che Laura Pausini avrebbe dovuto tenere ieri sera.
Poco più di quarantotto ore prima, Jovanotti aveva detto al PalaTrieste: «Tanti passi avanti sono stati fatti sui livelli di sicurezza del nostro lavoro, ma bisogna lavorare ancora perchè non ci siano più incidenti sul lavoro, perchè la vita è la cosa piu importante ma anche piu fragile che c’è».
Purtroppo il nuovo lutto dimostra che l’industria della musica dal vivo dà il suo macabro contributo ai 1100 morti all’anno in Italia (dato del 2011, media di tre lutti al giorno) ed è diventata un settore a rischio per quel che concerne la sicurezza. Le cause sono note. Controlli non sempre adeguati sulle strutture, standard di sicurezza a volte non rispettati, turni di lavoro giorno e notte.
Passi avanti sono stati fatti rispetto a tanti anni fa, con barriere antipanico che non diventano trappole come le transenne rovesciate, controlli sugli impianti elettrici, regolazione di afflussi e deflussi. Ma dopo il ripetersi di tante tragedie, in Italia e all’estero, forse è arrivato il momento di dire basta a questa corsa senza fine verso il palco sempre più grande, la struttura sempre più avveniristica, la “scatola” sempre più sorprendente per lasciare a bocca aperta lo spettatore.
Oggi per allestire un concerto di una star in uno stadio si muovono anche 40 tir. Un ridimensionamento di palchi e strutture, unito magari a un contenimento dei compensi per gli artisti, avrebbe un effetto benefico anche sui biglietti d’ingresso ai concerti, arrivati ormai a vette non sostenibili in tempi crisi, soprattutto per un pubblico giovane. Perchè se per i big la media si aggira sui 40/50 euro, in casi particolari (esempio: Madonna) i picchi superano i 150. Troppi, per due ore di musica.

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