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sabato 25 ottobre 2014
60 anni ritorno Trieste all'Italia : che musica si ascoltava?
A Sanremo quell’anno vinsero Giorgio Consolini e Gino Latilla, quintessenza della tradizione con “Tutte le mamme”. Domenico Modugno scaldava i motori con “La donna riccia” e “Lu pisce spada”. Secondo Casadei scriveva “Romagna mia”. Renato Carosone incideva “Mambo italiano”.
Fuori da confini italiani Elvis già sculettava al ritmo di “You’re a heartbreaker”, i Platters registravano per la prima volta “Only you”, il messicano Tomas Mendez gorgheggiava “Cuccurucucù Paloma”, Bart Howard scriveva “Fly me to the moon”, poi incisa da tantissimi ma soprattutto da Frank Sinatra. In Francia Boris Vian cantava “Il disertore”.
Ma a Trieste, nella città che si ricongiungeva all’Italia, che musica, che canzoni, che artisti si ascoltavano nelle febbrili ore del ritorno? Detto che “Vola colomba”, con cui Nilla Pizzi aveva trionfato due anni prima a Sanremo, era ancora il popolarissimo inno dell’italianità di Trieste, la città era ancora sotto l’influenza dell’amministrazione angloamericana, anche per quanto riguarda le sette note. Boogie-woogie e jazz, be bop e folk, insomma.
Anche il critico Tullio Kezich (1928-2009) una volta raccontò che con gli alleati i triestini ebbero la possibilità di ascoltare concerti, dischi e trasmissioni radiofoniche di jazz. Persino Louis Armstrong suonò in città al seguito dei militari americani. C’erano l’American Corner, l’Allied Forces Reading Room che organizzava concerti nella sede di via Trento.
«Erano molto ascoltate - ricorda Sergio Portaleoni, musicologo e gran collezionista di dischi e registrazioni varie - le emittenti delle forze armate. Gli americani trasmettevano da via Piccardi, con la Armed Force Radio Station. Anche gli inglesi avevano un’emittente in città, la British Forces Station».
Ancora l’esperto: «I primi mandavano in onda concerti e programmi musicali americani, puntando soprattutto sulle grandi orchestre: Count Basie, Duke Ellington, Benny Goodman, Tommy Dorsey. Le proposte degli inglesi erano più “moderne”, più in linea con i tempi. Fu in quei programmi che scoprimmo artisti come Dizzie Gillespie, Charlie Parker, Ronnie Scott. Per molti di noi fu una vera e propria rivelazione...».
«In città - aggiunge Portaleoni - giravano anche i dischi che gli americani usavano per i loro programmi. I 33 giri di quaranta centimetri di diametro, molto ricercati fra gli appassionati».
«Radio Trieste - spiega Giorgio Berni, architetto con la passione del jazz, che anni fa ha dedicato un libro a quegli anni - era sotto l’amministrazione degli alleati. Ma era molto seguita anche Voice of America, con lo speaker Willis Conover, che veniva ripresa in città attraverso l’antenna di Radio Tangeri».
«Ma ovviamente - aggiunge - non c’era soltanto la musica jazz. La gente ascoltava molte canzoni patriottiche, molti brani della tradizione sentimentale. “Vola colomba” era sicuramente l’inno riconosciuto, con i suoi riferimenti a San Giusto e ai cantieri, con il doppio senso fra il ritorno della persona amata dietro il quale era facile individuare la volontà del ricongiungimento di Trieste all’Italia. Ma erano molto popolari anche cantanti come Luciano Tajoli e Claudio Villa».
Conclude Berni: «I dischi si trovavano soprattutto in un negozio di via Mazzini, un’ex mensa degli ufficiali americani che anni dopo sarebbe diventata la “Casa del disco” (locali attualmente occupati da un parrucchiere unisex, accanto alla libreria Feltrinelli - ndr). Ma oltre ai dischi erano molto diffusi anche gli spartiti dei vari successi...».
In quel 1954 Lelio Luttazzi, dopo gli anni a Milano con Teddy Reno alla Cgd, e quelli a Torino come direttore dell’orchestra Rai, si trasferisce a Roma per dirigere una delle orchestre Rai di musica leggera con le quali parteciperà a diversi programmi di varietà: il primo di una lunga serie fu “Il motivo in maschera”, presentato da Mike Bongiorno. E anche l’altro triestino illustre, il citato Teddy Reno, in quell’anno veleggia verso il successo fra canzone e cinema, fra radio e la neonata televisione. Con Trieste nel cuore.
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