mercoledì 15 ottobre 2014

Massimo FERRANTE, canti del sud domenica a teatro Miela, trieste

Un omaggio alla musica popolare del Sud d’Italia, e della Calabria in particolare. È quello che proporrà, domenica alle 18 al Teatro Miela, Massimo Ferrante (chitarra e voce), accompagnato da Francesco Di Cristofaro (fiati e fisarmonica), Francesco Manna (tamburi) e altri ospiti. «Canto da sempre, vengo da una famiglia “canterina”, mio padre era “il cantante del paese” - racconta Ferrante, calabrese di Joggi, un paese in provincia di Cosenza -. La prima chitarra a tredici anni, le serate nei locali della costa calabrese. Poi, trasferitomi a Napoli per l’università, comincio a suonare con il chitarrista e cantante Francesco Sansalone: musica popolare, blues, cantautorato italiano e straniero». Anni di collaborazioni. «Tante. Nel ’91 formiamo il gruppo vocale Quattro Quatti. Poi incontro Daniele Sepe, con il quale siamo già venuti a Trieste, proprio al Miela. Con lui abbiamo lavorato con Mario Martone (i “Dieci comandamenti” di Raffaele Viviani, anche al Rossetti di Trieste), con Alessandro Baricco nello spettacolo “Totem”, con José Seves degli Inti Illimani, tanti altri». La Calabria? «Una regione nella quale è molto viva l’attenzione alla musica popolare e tanti sono i gruppi che se ne occupano. Sud non vuol dire soltanto pizziche, tammurriate e tarantelle. Spesso si trascurano altre forme degne di attenzione: serenate, leggende canti di lavoro, canzoni di impegno civile...». Lei suona anche all’estero. «Dove l’accoglienza è sempre molto affettuosa e calda. Sarà che c’è molta attenzione per la canzone italiana in genere, ma è sempre emozionante vedere gente che non comprende quello che dici ma percepisci nettamente le emozioni che riesci a trasmettere. Ricordo l’ultimo concerto fatto in Svezia in duo con Lutte Berg, davanti a un pubblico di soli svedesi, assolutamente coinvolti». Al Miela cosa propone? «Un repertorio di canti di tradizione ma anche qualche mia rivisitazione. Sicuramente “L’occhiu di lu suli”, con versi presi dal canzoniere italiano di Pasolini, “La leggenda di Colapisci”, che risale al periodo della dominazione normanna in Sicilia. E poi “Klama”, una canzone in griko salentino di Franco Corlianò, “La gallinella” che ho ripreso da un Lomax degli anni Cinquanta, ma anche qualche tarantella calabrese e pizzica salentina». «Ci tengo a ricordare - conclude il musicista - che fra gli ospiti che avremo sul palco al Miela ci saranno il gruppo Rosamarina, Max Jurcev dei Max Maber, Andrea Medeot degli Shukar 4et e Andrea Pandolfo del trio Caterina. Venite, vi faremo divertire...».

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