lunedì 27 ottobre 2014

FISIME, libro di DONGETTI

Quello di Stefano Dongetti è un umorismo a volte grottesco, spesso bizzarro, sempre surreale. Lo sanno bene i tanti affezionati frequentatori del Pupkin Kabarett, di cui il nostro è una delle colonne. Lo sa Paolo Rossi, che ne apprezza la verve e lo ha voluto - con Alessandro Mizzi, il “capocomico” del cabaret nato e cresciuto negli anni al Teatro Miela - in diversi suoi spettacoli, da “La coscienza di Zeno spiegata al popolo” in su, o se preferite in giù. Ma alla creatività debordante dell’umorista-filosofo Dongetti - triestino, classe ’66 - la rodata palestra del “Pupkin” evidente va stretta. Se è vero che a primavera ha debuttato con il suo spettacolo “Il titolo ce l’ha mio cugino”, un “viaggio strampalato e surreale nei problemi sociali e individuali del nostro tempo” che non ha lasciato indifferenti gli affezionati della casa. Ora arriva anche il libro “Fisime”, sottotitolo “E altri pezzi celebri almeno per me” (edizioni Calembour, pagg. 150, euro 12), che era già uscito prima dell’estate “in pochissime copie stampate dall’autore” con il titolo (che forse si attagliava maggiormente alla personalità del nostro) “Cannibalismo responsabile”, e che - almeno a sentire l’autore - era diventato “un cult tra i degenti dei migliori reparti italiani di diagnosi e cura”. «Vi sono, nel nostro Paese, delle sacche di socialismo reale - scrive “Donge” - che andrebbero eliminate quanto prima. Ad esempio il lavoro retribuito, eredità di passate stagioni della politica e di fantasiose ideologie che portavano a credere che un lavoratore dovesse venire pagato per le sue prestazioni. Nel libero mercato non vi è nulla di più dannoso di questa illogica e assurda credenza. È evidente a tutti che un’azienda in concorrenza con altri paesi dove queste antiche superstizioni non hanno più alcun peso non può addossarsi anche l’onere di pagare i suoi lavoratori. È ormai tempo che la nostra società passi ad una fase adulta e responsabile del capitalismo e che tali ingenue e arcaiche tradizioni vengano al più presto messe da parte. Ne va della nostra competitività». Il libro è una raccolta di monologhi e racconti brevi, alcuni illustrati dall’autore stesso, che tentano di rispondere a domande del tipo: come si fa essere felici in coppia? Come possiamo convivere serenamente nel consorzio sociale? Quali sono le migliori soluzioni per mandare al manicomio in tempi brevi i vicini di casa? Di perla in perla. «Ormai ci sono lavori che noi non riusciamo più a fare e li devono fare gli stranieri. Il violoncellista, ad esempio». Un’altra: «Mi piacerebbe praticare l’alpinismo estremo solo per arrivare su una altissima cima innevata e piantare un cartello: affittasi garage». Infine, la risposta triestina ai cioccolatini di Forrest Gump: «La vita è come una brioche alla marmellata. Te la stai mangiando e ti chiedi: ma dov’è questa marmellata? E poi, improvvisamente, ti smerdi tutto». Applausi. E sipario.

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