“Kisses on the bottom” (Hear Music) è il sedicesimo album in studio del Macca, a quasi cinque anni dal precedente “Memory almost full”. Tempi nei quali il nostro non è rimasto certo con le mani in mano. Tour a parte (con recenti tappe anche in Italia), nel 2008 pubblicato “Electric arguments” con il suo vecchio progetto elettronico denominato The Fireman, nel 2009 il live “Good evening New York City” e l’anno scorso “Ocean's kingdom”, colonna sonora di musica classica per l’omonimo balletto del New York City Ballett.
Il nuovo lavoro - registrato fra Los Angeles, New York e Londra - è un omaggio ai grandi standard jazz della tradizione statunitense, riletti con lo stile e il gusto propri dell’ex Beatle. Riascoltiamo allora la classicissima “Home (when shadows fall)”; “I'm gonna sit right down and write myself a letter”, portata al successo da Fats Weller nel 1935, da cui l’artista ha tratto il titolo della raccolta; “The glory of love”, interpretata da Benny Goodman nel 1936; “Always”, composta da Irving Berlin nel 1925; “It's only a paper moon”, “More I cannot wish you”...
Ci sono anche due inediti, scritti dall’artista per l’occasione: “My Valentine” e “Only our hearts”, che ovviamente non si discostano per quanto possibile dalle atmosfere del disco. Grazie anche ala partecipazione di due pezzi da novanta: la chitarra di Eric Clapton nel primo brano, le tastiere di Stevie Wonder nel secondo.
Produzione affidata a un grande: Tommy LiPuma, già all’opera con gente del calibro di Miles Davis, Barbra Streisand e Al Jarreau. E in cabina di regia c’era anche Diana Krall, che ha aiutato Sir Paul nella selezione dei brani ma anche nella gestione dell’orchestra.
“Questa è la musica con cui sono cresciuto, quella che mi suonava al piano papà, quella che assieme a John abbiamo amato prima di innamorarci del rock’n’roll», ha confermato Paul McCartney presentando questo particolarissimo regalo che ha fatto innanzitutto a se stesso, ma in fondo in fondo anche a tutti noi.
Ancora l’ex Beatle: «Ho lavorato con Diana e con un grande jazzista come John Clayton. È un album tenero, quasi intimo. Da ascoltare quando torni a casa dopo il lavoro, con un bicchiere di vino o una tazza di tè...». Visione romantica. Ma c’è da capirlo. Il nostro si è appena sposato per la terza volta.
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MORGAN
“ITALIAN SONGBOOK VOL.2” (Sony) Molti temono che sia diventato “soltanto” un personaggio televisivo, con tutto quel che ciò comporta. Sarebbe un peccato, perchè Marco Castoldi in arte Morgan, al netto di tutte le esagerazioni e le sgradevolezze del personaggio tv, rimane un buon musicista. Lo conferma questo secondo capitolo (il primo era uscito nel 2009) del suo viaggio fra i classici della canzone italiana degli anni Cinquanta e Sessanta. Quindici canzoni, di cui tre in inglese, che il nostro rilegge attraverso la sua originale sensibilità artistica. Riscopriamo allora canzoni come “Marianne” di Sergio Endrigo (scelta anche come singolo di lancio dell’album), “Hobby” di Luigi Tenco, “Io che non vivo” di Pino Donaggio... Non potevano mancare, secondo le prevedibili regole della discografia contemporanea, due inediti: “Una nuova canzone” e “La sera”. L’album esce in una doppia versione: il cd singolo e il doppio, comprendente anche il capitolo precedente.
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