domenica 5 febbraio 2012

DOMANI PUPKIN KABARETT ALLA TRIPCOVICH / SANGERMANO / RASSEGNA STAMPA

Quando si dice un predestinato. Massimo Sangermano è nato il 29 dicembre, lo stesso giorno del “Piccolo”. Giusto a qualche annetto di distanza... «Ma in fondo mi sarebbe piaciuto nascere anch’io nel 1881 - confessa l’attore e regista triestino, classe 1963, origini calabresi -, probabilmente avrei trovato un mondo migliore. Magari rischiavi di morire di morbillo, ma c’erano più educazione, rapporti più veri, un panorama più libero. Sì, mi trovo abbastanza male nel mondo moderno...».
In queste parole c’è già tutto Sangermano, l’ideatore di quella caustica “rassegna stampa” che è da sempre uno dei punti di forza della proposta spettacolare del Pupkin Kabarett. E lo sarà ancor più, c’è da scommetterci, nella serata speciale dedicata ai 130 anni del giornale.
«Sì - conferma -, abbiamo cercato anche nei vecchi numeri del giornale, per fare una cosa più completa. Ho letto con attenzione la copia del primo numero, che avete ripubblicato in occasione dell’anniversario. Beh, in fondo le cronache e le storie sono sempre uguali...».
Com’è nata questa passione per il “Piccolo”?
«Faccio da tanti anni il pendolare fra Trieste e Roma, dove lavoro dal 2004 come regista per Rai Educational. Mia mamma Nunziatina, una che legge il giornale dalla prima all’ultima riga, ha sempre conservato le vecchie copie. E io, ogni quindici giorni, quando torno a casa, mi leggo gli arretrati. Che è un buon modo per rendersi conto meglio delle notizie».
Cosa la colpisce?
«Che tutto il mondo è paese: la piccola cronaca, l’incidente, la vecchietta, la polemica... Amo le vecchie foto dei compleanni e degli anniversari. Ma il punto è che ormai la realtà ha superato la fantasia, dunque dopo anni in cui ho puntato sulla seconda, ho deciso di prendere spunto dalla prima. Combatto questo tempo che non mi piace, e ho adottato il “Piccolo” per essere sempre informato, anche vivendo altrove, sulla mia città».
Che ovviamente odia e ama.
«Certo. Trieste è stata grande in altre epoche, oggi può solo ridurre il danno. Il fatto è che l’Italia comincia a Mestre. La caduta dei confini doveva aprirci grandi orizzonti, non è successo proprio nulla».
L’avventura del Pupkin?
«Un altro ottimo motivo per tornare a casa. Dobbiamo ringraziare la Cooperativa Bonawentura che ci ha dato spazio e fiducia. Abbiamo cominciato nel 2001 nella saletta video del Teatro Miela. Poi, settimana dopo settimana, i quaranta posti a sedere non bastavano più, e nel 2003 siamo stati promossi nella sala grande».
Lei ha cominciato con Arbore.
«Sì, nell’88 ero con Fulvio Falzarano e altri triestini nel pubblico di “Indietro tutta”. A Roma ero andato due anni prima, per frequentare la scuola di teatro di Enzo Garinei, nella cui compagnia ho poi lavorato. Ma ho fatto anche tv, un po’ di cinema, fiction, qualche video con Jovanotti (conosciuto negli Stati Uniti nel ’90), pubblicità. Portai le mie gag al “Gran Premio” di Baudo, sempre nel ’90, su Raiuno. E Oreste Del Buono scrisse su di me delle cose molto belle sul Corriere della Sera...».
A Rai Educational cosa fa?
«Giro per l’Europa, faccio servizi su mostre e musei. Ma senza la presunzione di Daverio, o di Sgarbi. Io sono un illetterato. Faccio cose pop».
Prossime cose?
«Ho fatto una parte nel film per la tv “Il toso”, con Elio Germano che interpreta il boss Felice Maniero, in uscita su Sky Cinema. Insomma mi arrangio, anche se i quattro neuroni che mi rimbalzano in testa a volte mi suggeriscono che forse sarebbe meglio entrare in un convento di frati, a fare distillati “de pomi”. Niente stress, niente tivù, tanti “uselèti”..».

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